bandinelli main

L’archeologo e studioso che visse la storia del Novecento…

Ranuccio Bianchi Bandinelli nacque a Siena il 19 febbraio 1900, primogenito di Mario, discendete dei conti Paparoni e Margarete Ottilia von Korn Rudelsdorf, nobile slesiana.

Morta giovanissima la madre, Ranuccio venne educato privatamente, sotto la guida della nonna materna seguendo un’educazione che doveva fare di lui un borghese che venne però equilibrata, dal buon senso del padre.

Ranuccio nel 1915 venne ammesso al liceo classico di Siena e, ancora studente, conobbe Beloch, noto storico tedesco, professore all’università di Roma, poi internato a Siena durante la prima guerra mondiale.

Bandinelli parti nel 1917 per il servizio militare e frequentò l’Accademia di Torino, da cui uscì dopo un anno e mezzo, rifiutando il grado di ufficiale, poi fu ammesso all’università a Roma; e l’interesse già manifestato per la produzione figurativa antica lo indirizzò verso l’archeologia classica.

A causa della malattia del titolare della cattedra, professor Lucio Mariani, finì per laurearsi, nel 1923, in antichità italiche con il professor Giulio Quirino Giglioli, con una tesi su Chiusi e il suo territorio, in seguito rielaborata ed edita nel 1925.

Dopo una breve esperienza d’insegnamento nel liceo senese, divenne professore incaricato di archeologia e storia dell’arte greca e romana a Cagliari (1929-30), professore straordinario della stessa materia a Groninga in Olanda (1930-31) e ordinario all’università di Pisa (1934-38).

Nel 1938 rifiutò la direzione della Scuola archeologica italiana di Atene, che era disponibile dopo l’allontanamento, in seguito alle leggi razziali, di Alessandro Della Seta.

Ranuccio passò quindi all’università di Firenze (1939-43) dove si dimise durante la Repubblica di Salò e, presto come ostaggio dai fascisti, chiese nel 1944 l’iscrizione al Partito comunista italiano.

Dopo essere stato reintegrato nei ruoli universitari, in seguito allo spostamento del fronte oltre Firenze, riprese, proprio nella città dei Medici, l’insegnamento universitario nel novembre 1944, mentre s’interrogava e discuteva sulla validità degli studi archeologici.

Nel 1945 accettò di entrare nei ruoli amministrativi di direttore generale delle Antichità e Belle Arti, promuovendo la ricostruzione dei monumenti danneggiati dalla guerra e il recupero delle opere d’arte trafugate, ma anche per operare concretamente in tutto il settore dei beni culturali e avviare una riforma delle strutture della tutela.

L’indifferenza e gli ostacoli che gli furono opposti spinsero Bandinelli a presentare le dimissioni nel giugno 1947, con una lettera al ministro dove denunciava il destino al quale era destinato il patrimonio archeologico e artistico italiano.

Rifiutata la cattedra speciale offertagli all’università di Roma, rientrò nei ruoli universitari a Cagliari (1947-50); insegnò poi ancora a Firenze (1950-57) e infine a Roma (1957-64) e si dimise dall’insegnamento nel novembre del 1964.

Nel 1967, con un gruppo di giovani studiosi, fondò la rivista Dialoghi di archeologia, che diresse fino alla morte.

La lunga attività del grande archeologo per la ricerca scientifica, la promozione culturale e contro la degradazione del patrimonio artistico nazionale, oltre al legame con i giovani studenti e studiosi, continuò fino alla sua scomparsa, avvenuta a Roma il 17 gennaio 1975.