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Un santo che fu anche un grande filosofo del Medioevo europeo…

San Pier Damiani nacque a Ravenna nel 1007 da una famiglia molto numerosa e, rimasto orfano, venne educato dalla sorella Rodelinda.

La sua intelligenza spinse il fratello maggiore, Damiano, ad avviarlo agli studi prima a Faenza, poi a Parma dove Pier a venticinque anni si fece un nome nell’insegnamento.

Verso il 1035 il santo entrò nel monastero benedettino di Fonte Avellana, sul monte Catria, vicino a Pesaro, dove approfondì lo studio delle Scritture.

La fama di esegeta che acquistò tra i confratelli lo fece richiedere come oratore dall’abbazia di Pomposa, dal monastero di San Vincenzo di Petra Pertusa, e da altri centri che erano in buoni rapporti con Fonte Avellana.

Quando ritornò nel suo eremo, Pier Damiani fu eletto priore e il suo governo segnò per la comunità anni di prosperità materiale e spirituale, poiché era molto innamorato dell’ideale della vita claustrale di cui divenne il teorico.

I novizi accorsero numerosi alla sua scuola, motivo per cui si moltiplicarono le case benedettine nelle regioni limitrofe, e diede origine a una Congregazione eremitica d’ispirazione camaldolese, anche se autonoma.

Quando venne elevato al pontificato Anselmo da Baggio, vescovo di Lucca, col nome di Alessandro II, Damiani ne sostenne le parti contro l’antipapa Càdalo, vescovo di Parma, eletto a Basilea per interessamento dell’imperatrice Agnese, ingannata dal partito favorevole ai simoniaci.

In seguito il nuovo papa acconsentì a Pier Damiani si ritirasse nel chiostro di Fonte Avellana per darsi al digiuno quotidiano, alle intense discipline, alla meditazione e al canto dei salmi.

All’occorrenza il santo seppe portare a termine con zelo le missioni che gli furono affidate dal pontefice.

Nel 1063 andò a Cluny per difendere, contro le pretese del vescovo di Mâcon, l’esenzione dell’abate Sant’Ugo, direttamente dipendente dal papa, e a Firenze per un’indagine sul vescovo Pietro, accusato dai monaci vallombrosani di simonia, poi assolto per mancanza di prove.

Damiani nel 1069 fu inviato a Magonza per distogliere Enrico IV dal divorzio con Berta di Torino, e nel 1071 a Montecassino per la consacrazione della chiesa.

Alla scomparsa nel 1072 dell’antipapa Onorio I e del suo principale sostenitore, Enrico, arcivescovo di Ravenna, il santo fu inviato a riconciliare i ravennati con il papa.

Mentre ritornava a Roma per avvisare il pontefice del successo della missione, a Faenza Pier fu colto da una forte febbre e morì il 22 febbraio 1072 nel monastero di Santa Maria fuori Porta.

Sul suo sepolcro, nel duomo di Faenza, c’è scritto “Io fui ciò che tu sei; tu sarai ciò che io sono. Di grazia, ricordati di me. Guarda con pietà le ceneri di Pietro. Prega, piangi e ripeti: Signore, risparmialo!”.

Pier Damiani fu subito universalmente venerato come santo e papa Leone XII il 1 ottobre 1828 gli conferì il titolo di dottore.