fumiko

Una donna che ebbe il coraggio di trovare la sua strada nel Giappone tra due guerre…

Fumiko Hayashi nacque il 31 dicembre 1903 nella prefettura di Yamaguchi, a Moji, vicino a Shimonoseki e i suoi genitori Asatarō Miyata e Kiku Hayashi non erano sposati, per questo Fumiko venne registrata con il cognome della madre.

Le varie attività intraprese dal padre come venditore ambulante di oggetti di lacca e coltelleria, commesso in un banco di pegni, gestore di una casa d’aste e di una catena di negozi, condussero Fumiko e la madre a una vita tra Moji, Shimonoseki e Wakamatsu.

Nella cittadina del Kyūshū Fumiko rimase per tre anni, finché nel 1910, quando aveva sette anni, l’infedeltà di Asatarō pose fine alla relazione tra i genitori della scrittrice, che seguì la madre, con il nuovo compagno Kisaburō Sawai, ex dipendente di uno dei negozi del padre, a Nagasaki.

Anche nel corso dei successivi dieci anni Fumiko cambiò diverse volte la propria residenza e le scuole frequentate per seguire le sedi di lavoro del patrigno.

Nella scuola frequentata nella cittadina di Onomichi Fumiko conobbe un insegnante, Masao Kabayashi, che la incoraggiò a proseguire gli studi.

Nel 1922 decise di lasciare Onomichi per trasferirsi a Tokyo, dove entrò in contatto con l’ambiente della capitale e approfondì la letteratura straniera.

In seguito Hayashi si impegnò non solo nella prosa e nella poesia ma anche nel giornalismo e nel 1930, con altre scrittrici giapponesi, visitò l’isola di Taiwan su invito del governatore, e successivamente si recò in Cina e Manciuria.

Nel 1931 e 1932 viaggiò in Europa, a Parigi e Londra e, dopo l’inizio della guerra sino-giapponese nel 1937, lavorò come corrispondente di guerra per il quotidiano Tokyo Nichi Nichi Shinbun.

Fumiko nel 1937 fu inviata a Shanghai e a Nanchino, poi un anno dopo fu la prima donna giapponese a entrare a Nanchino dopo la conquista giapponese della città.

Tornata in Giappone Hayashi riscoprì una nuova ispirazione letteraria, modellata sui lavori di Shūsei Tokuda, ma le figure femminili rimasero al centro delle sue opere, ricche di volontà, determinazione e indipendenza.

Le sue opere maggiori del periodo sono Nakimushi Kozō (1934) e Inazuma (1936).

Nell’aprile 1944 Hayashi, con il figlio adottivo Tai e la madre Kiku, si spostò nelle montagne della prefettura di Nagano per sfuggire ai bombardamenti che colpivano Tokyo e li scrisse favole e storie per i bambini del villaggio in cui viveva, e riprese a comporre opere poetiche.

Tornata a Tokyo nell’ottobre 1945, Hayashi scrisse Ukigumo (1949), opera della maturità e considerata il capolavoro dell’autrice.

Tra il 1946 e il 1949 Fumiko pubblicò romanzi sulla vita dei poveri e sulle donne lavoratrici, che cercano di reagire per dare un significato alle loro azioni.

Il 27 giugno 1951, a 48 anni Fumiko Hayashi morì per una crisi cardiaca, probabilmente dovuta allo stress e al lavoro eccessivo.

Le onoranze funebri della scrittrice vennero tenute dall’amico e futuro premio Nobel Yasunari Kawabata e la presenza di letterati e di gente comune attestò il coronamento dell’obiettivo prefissato dall’autrice, quello di ottenere l’attenzione del popolo e degli intellettuali.