Sarà uno degli eventi della stagione culturale milanese la grande mostra su Giorgio de Chirico a Palazzo Reale a Milano, dal 25 settembre al 19 gennaio, per una retrospettiva curata da Luca Massimo Barbero, promossa e prodotta da Comune di Milano – cultura, da Palazzo Reale, da Marsilio e da Electa, in collaborazione con la Fondazione Giorgio e Isa de Chirico, per un viaggio nel mondo di una delle più complesse figure artistiche del XX secolo.

L’esposizione racconterà le radici di De Chirico nella Grecia dell’infanzia, poi l’affermazione nella Parigi delle avanguardie, dove diede vita alla Metafisica che stregò i surrealisti e conquistò Andy Warhol, fino alle irriverenti quanto ironiche rivisitazioni del Barocco.

Il corpus di opere in mostra proviene da musei internazionali come la Tate Modern di Londra, il Metropolitan Museum di New York, il Centre Pompidou e il Musée d’Art Moderne de la Ville di Parigi, la Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea (GNAM) di Roma, la Peggy Guggenheim Collection di Venezia, The Menil Collection di Huston e il MAC USP di San Paolo in Brasile, il Museo del Novecento, la Casa Museo Boschi di Stefano, la Pinacoteca di Brera e Villa Necchi Campiglio.

Suddivisa in otto sale, l’esposizione procede per temi pensati secondo accostamenti inediti e confronti originali, partendo dal Centauro morente del 1909, un dipinto nel quale è ancora ravvisabile l’apprendistato accademico, per poi continuare con il tema della piazza d’Italia che avrà ampio sviluppo negli anni ferraresi.

La monumentale Arianna del 1913 racconta bene i caratteri della Metafisica, sviluppati a partire dal 1914 a Ferrara, dove nasceranno capolavori, come L’inquiétude de l’amie ou L’astronome (1915) conservato alla The Menil Collection di Huston.

Per i giochi di prospettiva che fanno di De Chirico l’acclamato simbolo del Surrealismo, Le printemps de l’ingénieur (1914, Milano, Pinacoteca di Brera) e Interno metafisico (con faro) del 1918 (Torino, Castello di Rivoli) portano il visitatore in un universo familiare, mentre Melancolia ermetica (1918-19, Parigi, Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris) segna la fine del soggiorno ferrarese.

La quarta sala è un omaggio a temi iconici come l’autoritratto, la natura morta e il mito, fino alla trasfigurazione del pittore nei panni di Ulisse (1921-22, collezione privata), mentre il manichino è presentato come fantoccio metafisico ne’ Il figliol prodigo (1922, Milano, Museo del Novecento) nel ruolo di Ettore che stringe tra le braccia Andromaca (Ettore e Andromaca, 1924, Roma, Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea) e come essere pensante quando veste i panni dell’archeologo o del filosofo.

Per De Chirico gli interni erano stanze dai pavimenti che fuggono in prospettiva, templi divenuti giocattoli, grandi nudi sovradimensionati e trasfigurati, come in Ma chambre dans le midi (1927-28, collezione privata).

Nella sala dei gladiatori, parte di un ciclo pittorico che il mercante Léonce Rosenberg commissionò a De Chirico tra il 1928 e il 1929, c’è anche un piccolo omaggio alla serie dei Bagni misteriosi del 1935, con degli ermetici arcani che solo l’intuizione dell’arista può sciogliere.

L’ultima sala è la summa della parabola dechirichiana, con la pittura pastosa degli anni Trenta fino alla rimeditazione della metafisica che folgorò anni dopo Andy Warhol come una rivoluzione.

Questa mostra si presenta legata alla vicenda biografica, ma anche a una vasta produzione letteraria e a una profonda speculazione filosofica, tra le immagini, la mitologia e la sontuosità pittorica di un genio che ha rivoluzionato la cultura visiva del XX secolo.

Maggiori info sono su www.dechiricomilano.it