Giunge al Museo Nazionale Romano di Palazzo Altemps di Roma la mostra, ora virtuale, dedicata a Filippo de Pisis, aperta domenica 20 giugno, che completa in maniera suggestiva il percorso realizzato al Museo del Novecento di Milano, dove è stata presentata un’ampia retrospettiva milanese degli ultimi 50 anni dedicata a de Pisis.

L’esposizione è curata per questa sede da Pier Giovanni Castagnoli, con Alessandra Capodiferro responsabile del Museo di Palazzo Altemps.

Poeta e pittore, Filippo de Pisis fu una figura senza confronti nelle vicende artistiche del Novecento italiano, è lo pseudonimo di Luigi Filippo Tibertelli, nato a Ferrara l’11 maggio 1896, che in seguito adottò l’antico cognome di famiglia, de Pisis, e morì a Milano nel 1956.

Durante l’adolescenza scrisse poesie e studiò pittura con vari maestri come Odoardo Domenichini.

Amava circondarsi di oggetti rari e curiosi e di vecchi libri, raccogliendo una collezione di farfalle e fiori selvatici che nel 1915 donò all’Università di Padova, ma era affetto da disturbi nervosi, al punto che venne ricoverato all’ospedale psichiatrico di Venezia ed esentato dal servizio militare.

In seguito il pittore visse tra Ferrara e Bologna, dove studiò lettere e filosofia dal 1916 al 1919, conobbe Morandi, scrisse articoli per La Raccolta di Giuseppe Raimondi e La Brigata di Dino Binazzi, mentre il poeta ferrarese Corrado Govoni lo introdusse nei circoli futuristi.

Nel 1915 de Chirico e Savinio furono trasferiti a Ferrara per il servizio militare e, insieme a de Pisis e a Carrà, formarono il nucleo della scuola metafisica.

De Pisis con il trasferimento a Roma nel 1919 si dedicò solo alla pittura, frequentò l’ambiente di “Valori Plastici” e strinse una profonda amicizia con il pittore Armando Spadini.

In questo periodo iniziò a elaborare le sue nature morte accostando in forme evocative oggetti eterogenei tenuti insieme da una fattura leggera e sensuale, ricca del fascino della pittura metafisica, con gli aspetti segreti, drammatici delle cose, ritenendo che il valore di una natura morta avesse la precedenza sulla qualità pittoriche.

De Pisis nel 1925 si trasferì a Parigi, dove visse quattordici anni e la sua ‘ammirazione per Eugène Delacroix, Edouard Manet e Camille Corot, oltre che per Henri Matisse e i fauves, si riflettè in un uso nuovo del colore e in brillanti accenti coloristici, tra paesaggi urbani, nudi maschili e immagini di ermafroditi, oltre a ventotto disegni su carta e acquerelli con nudi maschili e teste di giovani, dove la statuaria ideale, il frammento scultoreo, inseriti in un paesaggio reale o metafisico, riecheggiano la passione archeologica.

Orari: dalle 09 alle 19.45. Lunedì chiuso.

Ingresso: 13 Euro.