Il 20 giugno 1789 a Versailles un gruppo di nobili pronunciarono il giuramento della pallacorda, che avrebbe dato inizio a una svolta fondamentale per la Francia e il mondo in generale…

Tutto ebbe inizio nel 1781, quando la Francia entrò in crisi a causa delle pesanti difficoltà finanziarie, dovute alle forti spese per la partecipazione alla guerra d’indipendenza americana, così fu proposta una riforma economica che però intaccava i privilegi dei nobili e del clero che, per contrastare tali riforme, spinsero il re Luigi XVI a convocare gli Stati Generali.

Gli Stati Generali erano un’assemblea in cui ogni ordine sociale, nobiltà, clero e terzo stato, aveva un numero uguale di deputati, ma il terzo stato ottenne di avere un numero doppio di rappresentanti, per riuscire a contrastare le votazioni di nobiltà e clero che spesso andavano a coincidere, mantenendo i propri privilegi a scapito dei ceti meno abbienti.

Il 5 maggio 1789, gli Stati generali furono aperti dal re a Versailles, ma fin dal principio s’aprì un lungo dibattito che verteva sulla procedura, ma, in realtà, era sull’esistenza stessa e i poteri degli stati.

Cosi ci si chiedeva se i poteri dei deputati sarebbero stati verificati in riunioni separate di ciascun ordine, o in seduta plenaria, mentre il Terzo si batteva per la verifica dei poteri in comune e il voto per testa, che avrebbe consentito riforme efficaci.

Il Terzo Stato rifiutò di verificare i poteri in assemblee separate e il 10 giugno invitò gli altri due ordini a unirsi a lui.

Se i nobili liberali e i curati pensavano come il Terzo, l’alto clero invece e la maggioranza della nobiltà erano per il rispetto della tradizione, poi alcuni curati si unirono al Terzo il 13 giugno. Incuranti dell’assenza della maggioranza dei privilegiati, i deputati del Terzo, vedendo che rappresentano il 98% della nazione, il 17 giugno decisero di costituire un’assemblea nazionale e si attribuirono l’approvazione delle imposte, confermando provvisoriamente quelle esistenti, in modo da prevedere che, se il re e i privilegiati non avessero accettato i loro progetti, potevano proclamare lo sciopero dell’imposta, minaccia molto grave per il governo reale.

Intanto Luigi XVI, influenzato dalla corte, decise di annullare con la forza le decisioni del Terzo stato e il 20 giugno fece chiudere la sala delle riunioni.

Alla notizia i deputati allora si recarono nella sala del gioco della pallacorda e prestarono all’unanimità il giuramento di non separarsi mai finché non fosse stata ideata una nuova Costituzione.

Nonostante questa manifestazione, il re, spinto dai fratelli e dalla regina, decise di annullare, in una seduta reale del 23 giugno, le decisioni del Terzo stato.

Tuttavia i provvedimenti presi dall’Assemblea iniziarono a far crollare il potere del re, come i privilegi che spettavano di diritto ai primi due Stati.

Il sovrano reagì facendo arrivare l’esercito nei pressi di Parigi, scatenando l’ira del popolo, che il 14 luglio prese d’attacco la Bastiglia, la prigione dove erano detenuti i prigionieri politici del re, come segno di protesta nei confronti del sovrano.

Il 26 agosto 1789 l’Assemblea approvò la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, che determinava un passo decisivo nel riconoscimento dell’uguaglianza dal punto di vista della legge.

Ma il re era restio a dare validità alla Dichiarazione, che era il colpo di grazia per il suo potere, mentre il popolo marciava verso Versailles, col sostegno della Guardia Nazionale.

Il re venne costretto a firmare il decreto e viene trasferito alle Tuileries, dando inizio alla Rivoluzione Francese.