Nel cuore delle risaie del Piemonte, a pochi chilometri da Vercelli, si trova Trino, una cittadina più delle volte al centro di grandi vicende storiche.
Le origini di Trino risalgono al II secolo a.C., quando Rigomagus, che in celtico significa il mercato del re, fu la sede di una mansio romana posizionata all’incrocio tra le vie militari che univano la Civitas Taurini (Torino) con Ticinum (Pavia) e, in seguito, Augusta Praetoria (Aosta) con la Civitas Asta (Asti).
Intorno al XV secolo, i Cistercensi introdussero a Trino e nel territorio la coltivazione del riso, che riveste un’importanza fondamentale nell’economia dell’intera regione.
Tra i personaggi illustri che hanno caratterizzato la vita della cittadina, va ricordato Camillo Benso, conte di Cavour, che proprio a Trino possedeva un’azienda agricola nella tenuta di Leri, oggi frazione Leri Cavour, dove amava trascorrere parte del suo tempo e fu anche consigliere comunale di Trino nel 1859.
Trino fu anche la sede, dal XVI secolo fino a poco prima della seconda guerra mondiale, di una piccola ma fiorente comunità ebraica.
Gli ebrei di Trino, come Iacob Albigodoz Levi e Nathanael Halfan di Perez, erano famosi per la loro abilità di stampatori, e proprio nella cittadina lavorò Giovanni Gabriele Giolito de Ferrari, un importante tipografo italiano del Cinquecento, considerato il più grande editore della letteratura in volgare, come la sua edizione del 1555 della Commedia di Dante Alighieri, a cura di Ludovico Dolce, dove appare per la prima volta l’attributo Divina.
Nel 1723 fu istituito il ghetto ebraico, che rimase attivo fino al 1848.
La popolazione ebraica di Trino arrivò a 100 membri nel 1880, per poi declinare, per la forte spinta all’emigrazione verso le principali città della regione.
Da non perdere la romanica San Michele in Insula, situata fuori dall’abitato di Trino, in un sito detto Insula, poiché era circondato da due rami del Po.
Nel centro storico di Trino sono da vedere anche la Parrocchiale di San Bartolomeo e la chiesa di Santa Caterina d’Alessandria, mentre in piazza Garibaldi si trova il Palazzo Paleologo, costruito dal 1152 per opera di Guglielmo il Vecchio di Monferrato che, tra gli inizi del XIV secolo e la fine del XV, fu la sede della corte dei Paleologi.
Invece il piccolo Museo Irico, realizzato da Vittorio Viale, è ricco di tesori che permettono di ricostruire la storia della regione, abitata sin dal Paleolitico, tra manufatti e reperti preistorici, romani e medioevali, oltre a opere d’arte pittorica, incunaboli e cinquecentine, cioè le rare edizioni di opere tipografiche del XVI secolo, un lavoro artistico in cui Trino si distingueva nel mondo.
Nel territorio di Trino c’è anche il Parco Naturale della Partecipanza dei Boschi, un esempio italiano di bosco planizio e unica testimonianza di come la Pianura Padana si presentasse prima delle opere di bonifica realizzate dai Cistercensi per rendere coltivabili queste terre.
A partire dal 1200 il bosco fu utilizzato dai Partecipanti, cioè quelle persone che partecipavano alla divisione della legna che veniva prodotta dalla foresta e potevano oggi trasmettere il proprio diritto unicamente per successione.
Dal 1991, il bosco della Partecipanza è un parco naturale, oltre che uno straordinario esempio di conservazione di un bene storico.