Dopo Albrecht Dürer il Palazzo Sturm, a Bassano del Grappa, accoglie, fino al 19 ottobre, un altro tra i giganti dell’incisione mondiale: Giambattista Piranesi.

La mostra a cura di Chiara Casarin, direttore artistico dei Musei Civici di Bassano del Grappa, e Pierluigi Panza propone i capolavori grafici di Piranesi, che sono un patrimonio delle raccolte museali bassanesi, nel terzo centenario della sua nascita (4 ottobre 1720).

Il patrimonio grafico dell’artista di origini venete è nel quarto e quinto piano di Palazzo Sturm, destinati alle esposizioni temporanee, inaugurati con la mostra Albrecht Dürer. La collezione Remondini.

Disegnatore, incisore, antiquario e architetto, Giambattista Piranesi fu il più grande esponente dell’incisione veneta del Settecento e ha influenzato non solo architetti ma anche scenografi e pittori oltre che lasciare un forte impatto anche sulla fantasia.

Giunto a Roma appena ventenne, Piranesi decise di trasferirvisi a partire dal 1746, iniziando la produzione delle celebri Vedute di Roma, raffiguranti ruderi classici e monumenti antichi, tra cui quelle presenti nelle Collezioni di Bassano del Grappa.

Architetto di un unico edificio, la Chiesa di Santa Maria del Priorato a Roma, Piranesi diede vita nelle sue incisioni ad architetture oniriche ma al contempo potentemente concrete e per questo destinate a colpire la fantasia di molti.

Di lui parlarono con ammirazione sconfinata non solo esperti d’arte e di architettura ma anche poeti e scrittori, come Marguerite Yourcenar che gli dedicò una biografia.

Per la prima volta nella loro storia i Musei Civici di Bassano del Grappa espongono al pubblico il corpus completo d’incisioni piranesiane presenti nelle collezioni permanenti cittadine, che comprende le Vedute di Roma, raffiguranti i monumenti antichi realizzate dall’artista nell’intero arco della sua vita, e i quattro tomi delle Antichità Romane, che costituiscono il fulcro della visione archeologica di Piranesi, attraverso l’individuazione dei monumenti, delle zone e degli spazi, della cinta muraria, della rete degli acquedotti e delle porte urbane.

La mostra gode della collaborazione della Fondazione Giorgio Cini di Venezia per il prestito delle 16 tavole tratte dalla serie delle Carceri d’Invenzione, pubblicata una prima volta nel 1748, poi data alle stampe nel 1761, con il titolo Carceri d’Invenzione di G. Battista Piranesi archit. vene.

Per la loro straordinaria libertà d’immaginazione le incisioni rivelano l’influenza dei Capricci di Giambattista Tiepolo, incontrato da Piranesi nel 1745, poco prima della sua ripartenza per Roma.

Assieme alle Vedute, le Carceri d’Invenzione sono l’opera più famosa della produzione piranesiana e testimoniano la grande abilità nell’uso della tecnica incisoria da parte dell’artista.

Luca Pignatelli è l’artista contemporaneo con il quale i curatori della mostra dimostrano come l’insegnamento artistico degli antichi sia vivo nella produzione artistica del presente.

Come in Piranesi, anche nei lavori di Pignatelli la storia è protagonista e diventa di volta in volta una rappresentazione stratificata del tempo con gli orologi inseriti nella Veduta del Castello dell’Acqua Felice di Pignatelli, una serie di piccoli oggetti perfetti che hanno scandito il passato e determinato la vita di molti uomini.

Il catalogo scientifico della mostra edito da Silvana Editore, a cura di Chiara Casarin e Pierluigi Panza, presenta tutte le opere di Piranesi esposte a Palazzo Sturm con i testi di Chiara Casarin, Pierluigi Panza, Luca Massimo Barbero, Enzo Di Martino, Manlio Brusatin e Stefano Pagliantini.