Dal cuore di Milano fino al laghetto di Segrate, un piccolo itinerario, un viaggio percorribile su ciclabili o attraverso vie secondarie, dove il traffico è quasi inesistente.

Il viaggio parte dal canale della Martesana, ricco di scorci romantici, attraversa la cintura periurbana e verso la fine torna all’acqua con il laghetto di Segrate, sconosciuto a chi non abita nei dintorni della zona.

Ci si deve immettere sull’alzaia a Greco, o più avanti, a Gorla, dove il Naviglio è pulito, abitato da pesci rossi e germani reali, aironi che planano all’improvviso e spesso c’è anche un cigno nero, da vedere con un pizzico di fortuna.

Fra salici, olmi e faggi, in un attimo ci si ritrova al limitare della città e, in piazza Costantino, c’è via Amalfi, una piccola laterale: dove le molte ville di fine Ottocento affacciate sull’acqua meritano questa deviazione.

Dal fondo di via Padova il canale svolta leggermente e si dirige verso Via Idro, per un pizzico di campagna, poi dopo il ponte di ferro per superare il Lambro si entra a Vimodrone.

Il percorso si snoda lungo via Milano, due rotonde, poi si arriva sulla Padana Superiore e, superato il cimitero, c’è una nuova rotonda, poi via Quindici Martiri, infine si va diritto su via Monzese, e si arriva a Segrate.

Dentro Segrate c’è un reticolo di stradine, come via Olgetta, via Moro, ponte pedonale sulla Cassanese e, dall’altra parte, si va via in direzione dell’acqua, con i pratoni che scendono a riva, la cornice di alberi e il baretto, adatto per riprendere fiato.

La ciclabile corre intorno al lago, poi va verso la periferia cittadina, via Redecesio, via Martiri di Cefalonia, e poco dopo si è sul ponte pedonale di via Rombon,  in cinque minuti si è in via Porpora, ma se non si vuola lasciare la bici, basta entrare nel quartiere Feltre e poi puntare sul Parco Lambro.

Realizzato nel 1936 su progetto di Enrico Casiraghi, il Parco Lambro è uno dei parchi più noti di Milano, amato dagli abitanti dei quartieri Rottole, Cimiano e Feltre, ma spesso oggetto di derisione dagli altri cittadini a causa della presenza di un fiume quale il Lambro, noto per le sue acque non limpide.

In realtà il modello originale fu sconvolto dalla devastazione portata dalla Seconda Guerra Mondiale, dove gran parte degli alberi furono tagliati per ottenere legna da ardere.

Sono varie le strutture presenti nel Parco Lambro, tra cui cinque cascine.

Cascina San Gregorio Vecchio, in viale Turchia, ospita nuclei abitativi, stalle e fienili, Cascina Mulino Torrette, in via Marotta, è la sede dell’Associazione Exodus per il recupero dei tossicodipendenti, Cascina Cassinetta San Gregorio, ancora in via Marotta, è occupata da due fabbricati ristrutturati, Cascina Biblioteca, in via Casoria, è la sede di una comunità per disabili e Cascina Mulino San Gregorio, in via Van Gogh, costituisce la sede delle Guardie Ecologiche Volontarie.