Nel paesaggio delle colline moreniche, tra Lombardia e Veneto, c’è Valeggio sul Mincio, un paese che per lingua, tradizioni e memorie appartiene alla cultura lombardo – veneta, oltre ad essere un punto d’incontro tra la terra e il fiume Mincio.

Circa trentacinque secoli fa, le prime comunità s’insediarono sugli isoloni che spartivano le acque del Mincio, dove un grande villaggio sorse a sud di Borghetto.

Nel 1955, i lavori di canalizzazione del Mincio riportarono alla luce,  a sud di Borghetto, l’Isolone della Prevaldesca e le tombe dell’Età del Ferro (II – I millennio a.C.) con un gran numero di reperti.

Fra il VI ed il V secolo a.C. le tribù celtiche provenienti dalle regioni della Francia, dette i Galli Cisalpini, invasero la Pianura Padana e si insediarono nella valle del Mincio, dove molti secoli dopo sarebbe sorta Borghetto.

La latinizzazione delle genti padane è confermata dalle sepolture romane rinvenute sotto il centro di Valeggio, caratterizzate da iscrizioni latine e da monumenti marmorei, oltre che dai raccordi  stradali che collegavano il guado sul Mincio con le Vie Consolari Postumia, Gallica e Claudia Augusta.

Tra la fine del I millennio e l’inizio del successivo, il territorio valeggiano fu annesso alla corona imperiale germanica, poi la sua storia segue quella dell’Italia.

Dal centro del paese c’è una piacevole passeggiata tra le eleganti ville liberty che porta a una stretta ed erta strada, dove si accede al Castello Scaligero che dalla sommità della collina domina Valeggio e tutta la valle del Mincio.

Nel gennaio 1117, un terremoto sconvolse gran parte dell’Italia settentrionale e solo nel 1285, per volontà degli Scaligeri, iniziarono i lavori di ricostruzione della zona fortificata di Valeggio.

Fu nel 1345 che Mastino II della Scala iniziò i lavori di una bastia, costituita da fossati e mura merlate intervallate da torricelle, che scendeva dal Castello, poi circondava l’abitato di Valeggio, raggiungeva il Castello di Villafranca, per terminare nelle campagne che circondavano Nogarole Rocca.

Negli anni successivi la costruzione di questo sistema difensivo fu ultimata, ma nel 1387 le roccaforti valeggiane furono conquistate dalle armate viscontee, poi nel 1393, Gian Galeazzo Visconti, signore del Ducato di Milano, fece raccordare un Ponte – diga che aveva lo scopo di essere sia un luogo di transito, che una difesa dalle acque da lui fortemente voluta, realizzando così un complesso fortificato unico in Europa.

Durante la dominazione veneziana, iniziò il lento decadimento delle complesse strutture difensive tardo medievali e, verso la metà del XVI secolo, la Repubblica di Venezia, privilegiando la scelta di fortificare Peschiera, cedette ai privati sia il Castello che il Ponte Visconteo.

Oggi della parte più antica del complesso resta solo la Torre Tonda, una costruzione a ferro di cavallo del X sec che con altre tre formava una fortificazione a pianta trapezoidale, adeguata alla morfologia del territorio.

La parte oggi visitabile era originariamente chiamata la Rocca e vi si accedeva tramite due ponti levatoi, poi un terzo ponte, tuttora esistente, immetteva nella parte più ampia del complesso, di cui rimangono solo i ruderi delle mura perimetrali e l’area interna è ora occupata da una villa privata, edificata all’inizio del Novecento.

Oggi, nel periodo estivo, vengono organizzate serate di spettacolo e cinema all’aperto, nel suggestivo scenario del cortile interno del castello.