Originario del Friuli, Gianni Granzotto nacque a Padova il 12 gennaio 1914, ma visse la sua giovinezza a Bologna, dove si laureò in Lettere nel 1936 con una tesi su Italo Svevo.

Mentre era volontario in Africa Orientale con il Battaglione Universitario Curtatone e Montanara, compì i primi passi nella carriera giornalistica come inviato del quotidiano torinese Gazzetta del Popolo.

Rientrato in Italia, Gianni fu chiamato alla direzione de L’Assalto di Bologna e successivamente, a venticinque anni, del quotidiano genovese Il Lavoro.

Allo scoppio della seconda guerra mondiale, adempì gli obblighi di leva occupandosi della stampa periodica militare, come direttore della Tradotta d’Oltralpe, poi fu destinato al fronte albanese, che gli diede anni dopo l’ispirazione per il romanzo Vojussa, mia cara.

Dopo il conflitto, in qualità d’inviato de Il Tempo, Granzotto seguì a Parigi la Conferenza di Pace rimanendo poi nella capitale francese nel ruolo di corrispondente del quotidiano romano, oltre che dei settimanali L’Europeo e Tempo, fino al 1952.

Nel 1953 era a New York come corrispondente della Rai restandovi fino al 1955, quando venne richiamato in Italia per partecipare al gruppo di lavoro dei servizi giornalistici della neonata televisione, curando prima una rubrica di politica estera nel Telegiornale della sera e quindi, nel 1960, la fortunata trasmissione Tribuna elettorale.

Granzotto nel 1962 fu contattato dalla casa editrice Rizzoli, che gli affidò l’incarico di preparare un quotidiano che avrebbe dovuto chiamarsi Oggi ma, dopo tre anni di lavoro e di prove, il progetto venne cancellato.

Nominato dirigente della Sipra, Granzotto tornò allora alla Rai, che nel 1965 gli affidò l’incarico di amministratore delegato da cui nel 1969, dopo il rinnovo del primo mandato, si dimise.

Nel 1970 lo scrittore divenne il presidente dell’Editrice del quotidiano romano Il Messaggero e dal 1972 al 1976 fu il Presidente della Federazione italiana editori giornali.

Granzotto nel 1974, con Indro Montanelli e Guido Piovene, fondò Il Giornale, di cui fu prima amministratore delegato e poi il presidente della società editrice.

Nel 1975 iniziò una prolifica attività di scrittore, pubblicando per la Arnoldo Mondadori Editore La battaglia di Lepanto, cui seguirono Carlo Magno, vincitore del Premio Campiello nel 1978, Annibale, Maria Teresa, Maria Teresa!, Cristoforo Colombo e Vojussa, mia cara.

Lo scrittore nel 1976 venne nominato presidente dell’Agenzia Ansa, carica che manterrà fino al 1985.

Negli ultimi anni per un’epatite contratta in Jugoslavia, dove era stato inviato per seguire lo strappo fra Tito e Stalin, le condizioni di salute di Granzotto peggiorarono, portando alla morte nella sua casa di Roma l’8 marzo 1985, a settantuno anni.