Oggi è il primo giorno d’autunno, perfetto per raccontare di Nino e Nina, lo strano fenomeno atmosferico che, ogni anno, determina il clima dell’autunno – inverno in gran parte del mondo…

Le fluttuazioni climatiche sono studiate su differenti scale spaziali e temporali e uno dei pattern di variabilità climatica che interessa aree di ampia estensione è El Niño Southern Oscillation, che si caratterizza per l’oscillazione di due fenomeni, di cui il più conosciuto e noto come El Nino e la sua controparte invece è detta La Nina.

Ma come si sviluppa il Nino? Partendo dalla configurazione barica presente nel Pacifico Equatoriale, caratterizzata da un centro di bassa pressione vicino all’Australia e un centro di alta pressione vicino al Perù, l’indebolimento degli Alisei, alla base dei processi di formazione del Niño ed è strettamente collegato all’attività dei jet stream in quota, riduce la risalita delle acque profonde sotto le coste del Perù e con esso il trasporto di acqua più fredda dal Perù verso l’Australia.

In questo modo le forze di gradiente invertono il trasporto da ovest a est, così l’acqua più calda si sposta verso l’America Meridionale e s’inverte così la configurazione barica, posizionandosi un centro di alta pressione vicino all’Australia e un centro di bassa pressione vicino al Perù. Convergendo l’acqua calda verso l’America, il mare cede calore all’atmosfera e si generano forti celle temporalesche, dando vita al Nino.

Il Nino ha una durata media di 10 mesi, dove però spesso piogge abbondanti su zone molto aride tendono a creare alluvioni poiché il terreno non è in grado di assorbire l’acqua in eccesso.

A partire dal 1950 a oggi il Southern Oscillation Inde ha osservato che la frequenza media di El Niño è circa 4.7 anni, per cui a oggi è possibile prevedere mediamente l’arrivo di un nuovo evento.

Invece durante la Nina avvengono fenomeni diametralmente opposti.

Partendo ancora una volta dalla normale configurazione barica presente nel Pacifico Equatoriale, caratterizzata da un centro di bassa pressione vicino all’Australia e un centro di alta pressione vicino al Perù, anziché indebolirsi gli Alisei si rafforzano, dato che si intensifica l’alta pressione sotto le coste sudamericane e la bassa pressione australiana.

Questo implica un periodo d’intensa siccità in Sud America e l’intensificazione delle perturbazioni nella regione occidentale del Pacifico Equatoriale, poi aumenta la risalita delle acque profonde e si raffreddano ulteriormente le acque vicine alle coste peruviane.

Così, a causa dei processi di mixing verticale sotto le coste del Perù, aumenta il viaggio dell’ acqua più fredda dal Perù verso l’Australia.

Grazie all’osservazione via satellite, alla strumentazione meteo-oceanografica e ai modelli, è possibile prevedere l’arrivo del Nino e della Nina, ma nonostante le moderne tecnologie questi fenomeni risultano ancora oggi un gran problema per molte popolazioni.