Fino al 6 gennaio 2021 la Fondazione Ragghianti a Lucca, presso il complesso medievale di San Micheletto, ospita la mostra L’avventura dell’arte nuova – anni 60-80 su Cioni Carpi e Gianni Melotti: due artisti diversi, che idearono varie opere con materiali legati alla corrente di sperimentazione dell’arte italiana tra gli anni Sessanta e Ottanta del secolo scorso, in un percorso tutta da scoprire. 

Cioni Carpi fu un personaggio complesso, nato in una famiglia di artisti, che iniziò a dedicarsi alla pittura negli anni Cinquanta a Parigi; si trasferì poi a Haiti, a New York e in Canada, dove visse fino alla metà degli anni Sessanta, prima di tornare a Milano.

Negli Stati Uniti conobbe Maya Deren, regista statunitense di origine ucraina, che lo incoraggiò verso la sperimentazione cinematografica, dove cui realizzò dal 1959 al 1980 numerosi film attualmente ospitati da importanti archivi, fra i quali quello del MoMA.

Altro ambito di sperimentazione fu per Cioni il teatro, con la prima scenografia costituita da un filmato per L’istruttoria di Peter Weiss al Piccolo di Milano nel 1966, girato nel campo di concentramento dove era stato ucciso il fratello Paolo.

La mostra alla Fondazione Ragghianti comprende il percorso artistico di Carpi dal 1960 agli anni Ottanta, con una quarantina di sue opere di grandi dimensioni tra dipinti, installazioni, lavori fotografici, filmati, disegni, progetti, il suo concetto di arazzo e libri creati dall’artista in unica copia, ma anche documenti e cataloghi.

Gianni Melotti fu uno dei protagonisti, con un linguaggio originale e trasgressivo, della Firenze degli anni Settanta dove, intorno ad alcune associazioni, gallerie, case editrici e librerie si era sviluppato un nuovo circuito artistico e culturale, in un clima favorevole alla sperimentazione.

Una collezione di fotografie di Melotti è oggi conservata all’ASAC della Biennale di Venezia, che documenta lo sviluppo dei primi dieci anni di attività di Gianni, dalle sperimentazioni senza uso della macchina fotografica in bianco e nero, alle sue coloratissime opere tridimensionali, realizzate con materiali cibachrome su tessuti decorati.

Alla Fondazione Ragghianti ci sono una trentina di lavori di Melotti, come 9,30/10,30, opera d’esordio del 1975, Giallo (1979), installazione site-specific con fotografie e testi ambientata in un parcheggio genovese, Gli angoli della Biennale (1976), serie di fotografie su Pier Luigi Tazzi riferite ai Corners Portraits di Irving Penn, Come as you are / Jacket and necktie (1981), fotografie e film super8 sul tema del rapporto di coppia, la dia-proiezione di Uovo fritto (1980) per la piazza fiorentina di Santo Spirito, Ritratti nella rete (1982), serie di polaroid che Melotti scattò agli amici mascherati con una calza a rete, in cui si teorizza il network come arte, la serie di cinque videografie, Foto fluida (1983) e Pelle/Pellicola (1987-1989), tre lavori in silicone trasparente, sul rapporto tra opera e cornice.