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Un attore con ben cento film per il cinema, una quarantina di partecipazioni televisive, tre regie, dodici sceneggiature e tanto teatro ed è stato Geppetto, ladro, barista di Ceccano, emigrante, commissario, sottoproletario avaro, finto paracadutista, l’innocente perseguitato Girolimoni, padre di famiglia, fino a diventare Federico Garcia Lorca in La fine di un mistero, premiato al Festival di Mosca e riproposto da Venezia come omaggio all’attore insignito del prestigioso Premio Bianchi.

Saturnino Manfredi con il suo percorso artistico ha, con Vittorio Gassman, Ugo Tognazzi e Alberto Sordi, segnato un’intera bellissima stagione del cinema italiano.

Raccontando l’Italia del dopoguerra fino ai primi anni 2000, tra commedia, drammi, divertimento, strappando sempre una risata, soprattutto in modo mai volgare. Interpretando anche personaggi difficili, ma dando sempre un taglio leggero, trasudante realtà e umanità. Anche attraverso simpatici e mai dimentica sketch pubblicitari che sono rimasti per decenni dei veri tormentoni.

Nato il 22 marzo 1921 a Castro dei Volsci (Fr), ha fatto delle sue origini ciociare un punto di forza che nella sua carriera, portando sulle schermi e a teatro, molti personaggi della sua terra e dei loro modi di essere, in modo lieve e scanzonato, riscuotendo sempre grande successo e simpatia.

A 18 anni, si ritrova ad affrontare la tubercolosi che per tre anni lo costringe in una camera di ospedale. Sconfitta fortunatamente la malattia, grazie ad alcuni amici, inciampa quasi per caso in quello che sarebbe stata la passione e il lavoro della sua vita, la recitazione.

Prima di diventare un grande attore, si laureò in giurisprudenza per compiacere i genitori ma subito dopo frequentò l’Accademia d’arte drammatica “Silvio D’Amico” a Roma. Debuttò in teatro al Piccolo di Roma dove recitò con quello che considerò sempre il suo maestro: Orazio Costa e mosse i primi passi tra Shakespeare e Pirandello al Piccolo di Milano, e in seguito collaborò con il grande Eduardo De Filippo.

Dal 1951 lascia la prosa, insieme ai suoi compagni di studio Paolo Ferrari e Gianni Bonagura, formò un terzetto che si esibì con successo dapprima nei varietà radiofonici poi in molti spettacoli del teatro di rivista e della commedia musicale, che diedero il via ai numerosi successi anche in celluloide, propiziati dal traino della successi in tra radio e rivista. E’ presente in molti film della Commedia all’italiana del tempo con svariati attori da Totò, Aldo Fabrizi, Vittorio De Sica, Alberto Sordi, Peppino De Filippo. Passando per una particina in una delle più classiche commedie del film italiano, Totò, Peppino e la malafemmina del 1956, Al cinema la sua figura trova un discreto successo a partire dal 1959, prima con il film corale L’audace colpo dei soliti ignoti di Nanny Loy, con Vittorio Gassman e Claudia Cardinale, in cui interpreta il meccanico-autista “piede amaro” e poi L’impiegato, sua prima pellicola da protagonista. Nel 1962 è protagonista di “Anni Ruggenti” di Luigi Zampa, film corale con Gastone Moschin e Gino Cervi, in cui vengono rappresentati con una satira lieve ma impietosa, quei personaggi prototipi degli anni Trenta, quando il fascismo era nel pieno del suo fulgore. Nino Manfredi è Omero Battifiori, giovane assicuratore romano che crede nella nuova era fascista come tanti italiani del tempo. Per ragioni di lavoro è inviato in un piccolo comune pugliese, dove viene scambiato per un alto gerarca inviato in incognito da Roma, per compiere un’ispezione politica, da cui ne scaturiscono equivoci ed episodi divertenti che mettono alla berlina il periodo con tutte le sue contraddizioni. Film che si è aggiudicato la vela d’argento al Festival di Locarno.

Ma nel periodo sarà ancora il teatro a riservargli le più importanti soddisfazioni nel 1963 fu il protagonista di una straordinaria edizione del Rugantino.

Negli anni seguenti è protagonista in La ballata del boia e Questa volta parliamo di uomini di Lina Wertmuller, che gli valse un Nastro d’argento come migliore attore protagonista, da Made in Italy alla commedia Operazione San Gennaro con Totò per la regia di Dino Risi del 1966 in cui è il ladro playboy ma gentiluomo Dudù Un’interpretazione brillante che a distanza di decenni riscuote ancora successo. E’ poi in Il padre di famiglia, passando ancora alla commedia Straziami ma di baci saziami con Tognazzi del 1968, altro botto al botteghino, fino a Vedo nudo e Nell’anno del Signore,  tutti titoli che lo videro al massimo della forma.

Nel frattempo debuttò anche dietro la macchina da presa con L’avventura di un soldato, episodio de L’amore difficile (1962), tratto dall’omonima novella di Italo Calvino, cui seguiranno Per grazia ricevuta (1971) di cui è autore e regista, che incanta la giuria di Cannes, aggiudicandosi la Palma d’Oro per la migliore opera prima e vincendo il Nastro d’Argento. Come attore ebbe modo di distinguersi in Girolimoni (1972) di Damiano Damiani, e nello sceneggiato televisivo Le avventure di Pinocchio (1972) di Luigi Comencini, tratto dal celeberrimo romanzo di Carlo Collodi, che fu un grande successo di critica e pubblico, proprio grazie anche alla sua splendida e tenera interpretazione di Geppetto. Del 1974 è il dolce-amaro Pane e cioccolata, diretto da Franco Brusati, con per tema l’emigrazione italiana in Svizzera. Considerato uno dei migliori film di Manfredi, grazie anche alla sceneggiatura e alla regia di Brusati, sempre in bilico tra dramma e umorismo. La pellicola, si aggiudicò vari premi cinematografici, è stata in seguito inserita, come opera rappresentativa, nella lista dei 100 film italiani da salvare.

Con Luigi Magni, gira una trilogia storico-romanzata, in cui viene narrato i rapporto tra il popolo e l’aristocrazia romana con il potere pontificio, nel periodo risorgimentale con gli sconvolgimenti che portarono. Il primo film è Nell’anno del Signore (1969), a cui segue In nome del Papa Re (1977) per chiudersi nel 1990 con In nome del popolo sovrano con Alberto Sordi.

Manfredi girò poi C’eravano tanti amati (1974) e Brutti, sporchi e cattivi (1976) di Ettore Scola, La mazzetta (1978) di Sergio Corbucci, Il giocattolo (1979) di Giuliano Montaldo, Cafè Express (1980) di Nanny Loy, Nudo di donna (1981) con Eleonora Giorgi di cui è anche regista. Spaghetti house (1982) di Giulio Paradisi. Negli anni Ottanta, tornò in teatro nei panni di autore-regista ed interprete con Viva gli sposi! (1984) e Gente di facili costumi (1988).

Per il piccolo schermo fu il protagonista della serie tv, di grande successo di pubblico Un commissario a Roma e del fortunato Linda e il brigadiere con Claudia Koll.

Il 7 luglio 2003, venne colpito da un ictus nella sua casa romana. Le condizioni si presentarono sin da subito gravi, dopo un netto miglioramento a dicembre venne colpito da una nuova emorragia cerebrale da cui non si riprenderà mai più completamente. Si spense a 83 anni a Roma, il 4 giugno 2004, all’età di 83 anni.