Sudestival L ultimo uomo che dipinse il cinema Gallery 5

A Treviso, con una grande mostra al nuovo Museo Nazionale Collezione Salce, che per l’occasione apre nella ritrovata Chiesa di Santa Margherita, al Complesso di San Gaetano, l’altra sede del Museo, e ai Musei Civici di Santa Caterina, fino al 31 dicembre, il Ministero della Cultura tramite la Direzione Regionale Musei Veneto, il Comune di Treviso e la Regione del Veneto, rende omaggio a Renato Casaro, l’ultimo dei grandi cartellonisti del cinema.

A curare la mostra sono Roberto Festi ed Eugenio Manzato, con la collaborazione di Maurizio Baroni, tre specialisti del settore, che hanno analizzato l’archivio di Casaro, ricco di testimonianze di un percorso artistico durato cinquant’anni.

Il sodalizio di Casaro con il cinema inizia quando crea le grandi sagome, cioè pezzi unici dipinti a mano, che erano collocate all’ingresso del Cinema Teatro Garibaldi e del Cinema Esperia di Treviso.

A diciannove anni, nel 1954, parte per Roma, dove trova lavoro nello studio di Augusto Favalli e dove rimane per circa un anno e mezzo imparando le tecniche, Criminali contro il mondo (1955) è il suo primo manifesto ufficiale.

Nel 1957, sempre a Roma, apre uno studio e il suo stile conquista grandi registi e Hollywood: Jean-Jacques Annaud, Dario Argento, Marco Bellocchio, Ingmar Bergman, Bernardo Bertolucci, Luc Besson, John Boorman, Tinto Brass, Liliana Cavani, Francis Ford Coppola, Milos Forman, Costa-Gavras, Pietro Germi, Claude Lelouch, Ugo Liberatore, Sergio Leone, Sidney Lumet, Anthony Mann, Mario Monicelli, Francesco Rosi, Alberto Sordi, John Sturges, Giuseppe Tornatore, François Truffaut, Carlo Vanzina e Carlo Verdone.

La mostra documenta 170 film e lo fa partendo dai manifesti a due e quattro fogli, destinati alle sale cinematografiche o all’affissione, come i rari fogli del decennio 1955-1965, mai apparsi in una mostra, opera di un artista in rapida formazione che, grazie all’ambiente romano riesce a dare il meglio di sé in ogni genere, tra storico, peplum, commedia, noir e il nascente fenomeno del Western all’italiana.

Strutturata con una progressione cronologica la mostra, sia nella sede di Santa Margherita che in quella di Santa Caterina, accosta ai grandi e multicolori affissi, una selezionata serie di bozzetti studio e l’opera finita che serviva per stampare il manifesto, provenienti dall’archivio dell’artista e da importanti collezioni pubbliche e private.

Questo permette di comprendere al meglio la crescita professionale e la cifra stilistica dell’artista ma anche le innovazioni tecniche che Casaro adotta e sviluppa negli anni, che gli valgono la collaborazione con le maggiori case di produzioni americane.

Nelle tre sedi della mostra è presente un inedito video, prodotto da FilmWork che mostra al pubblico trailer e spezzoni di film dei quali Casaro ha curato il corredo iconografico e alcune sue riflessioni.

Gli oltre trecento pezzi presentati nelle tre esposizioni sono pubblicati nel prestigioso volume realizzato da Grafiche Antiga e curato da Roberto Festi che riporta, oltre a tutte le opere presenti in mostra, testi critici e di approfondimento, immagini d’epoca, fotografie di scena e un analitico repertorio delle sue opere.