buzzati

Cinquant’anni fa ci lasciò uno dei maestri del fantastico italiano…

Dino Buzzati era nato il 16 ottobre 1906 a San Pellegrino, nei pressi di Belluno.

A soli quattordici anni rimase orfano di padre, e terminati gli studi, durante i quali si dimostrò un buon studente, venne chiamato nella caserma della sua città per svolgere il servizio militare, con sei mesi di scuola allievo ufficiale, tre mesi da sottufficiale (sergente) e quattro mesi da sottotenente.

Attirato dal giornalismo,  nel luglio 1928 entrò come praticante al Corriere della Sera, oltre ad avviare una  collaborazione con il settimanale Il popolo di Lombardia, poco dopo uscì il primo romanzo, Barnabo delle montagne, che ebbe un buon successo.

La stessa sorte non accade alla sua seconda prova narrativa Il segreto del Bosco Vecchio del 1939, accolto con indifferenza.

Nel gennaio 1939 lo scrittore consegnò il manoscritto del suo capolavoro, Il deserto dei Tartari. che divenne un classico della letteratura del Novecento.

Il romanzo è la storia di un giovane militare, Giovanni Drogo, che inizia la sua carriera nella fortezza Bastiani, isolata ai confini di un immaginario regno e in un’epoca non precisata.

Se inizialmente, per Drogo, la fortezza è un luogo chiuso, inospitale e che non gli offre futuro, col passare del tempo vi si abitua, fino a non volerla lasciare, sia a causa della perdita di contatti col resto del mondo, sia per la continua speranza che un giorno i Tartari, dal deserto, la attacchino.

Il primo lettore che ricevette il manoscritto fu l’amico Arturo Brambilla che, dopo un’entusiastica lettura, lo passò a Leo Longanesi, il quale stava preparando una nuova collezione per Rizzoli denominata il Sofà delle Muse.

Su segnalazione di Indro Montanelli, questi ne accettò la pubblicazione, tuttavia, in una lettera, Longanesi chiese all’autore di cambiare il titolo originario La fortezza, per evitare ogni allusione alla guerra imminente.

In seguito, Buzzati si imbarcò a Napoli sulla nave Colombo e partì per Addis Abeba, come cronista e fotoreporter, inviato speciale del Corriere della Sera.

L’anno successivo partì dallo stesso porto come corrispondente di guerra sull’incrociatore Fiume e fu testimone delle battaglie di Capo Teulada e di Capo Matapan e della seconda battaglia della Sirte, inviando i suoi articoli al giornale.

Fu sua anche la Cronaca di ore memorabili, apparsa sulla prima pagina del Corriere della Sera, il 25 aprile 1945, giorno della Liberazione.

Nel 1949 uscì il volume di racconti Paura alla Scala e nel giugno dello stesso anno fu inviato dal Corriere della Sera al seguito del Giro d’Italia.

Un anno dopo la Neri Pozza di Vicenza pubblicò la prima edizione degli 88 pezzi di In quel preciso momento, una raccolta di note, appunti, racconti brevi e divagazioni mentre, quattro anni dopo, uscì il volume di racconti Il crollo della Baliverna, col quale vinse, ex aequo con Cardarelli, il Premio Napoli.

Nel gennaio 1957 sostituì temporaneamente Leonardo Borgese come critico d’arte del Corriere e lavorò anche per la Domenica del Corriere, occupandosi soprattutto dei titoli e delle didascalie. Compose alcune poesie, che poi fecero parte del poemetto Il capitano Pic.

Nel 1958 uscirono Le storie dipinte, presentate in occasione della personale di pittura dello scrittore, inaugurata il 21 novembre alla Galleria Re Magi di Milano.

L’8 giugno 1961 morì la madre e due anni dopo scrisse la cronaca interiore di quel funerale nell’elzeviro I due autisti.

Seguirono anni di viaggi come inviato del giornale e l’8 dicembre 1966 sposò Almerina Antoniazzi, la donna che gli aveva ispirato il romanzo Un amore.

Nel 1970 gli fu assegnato il premio giornalistico Mario Massai per gli articoli pubblicati sul Corriere della Sera nell’estate 1969 sulla discesa dell’uomo sulla Luna.

Un anno dopo la Garzanti pubblicò, con l’aggiunta di didascalie, gli ex-voto dipinti da Buzzati di I miracoli di Val Morel mentre, presso Mondadori, uscì il volume di racconti ed elzeviri Le notti difficili.

Intanto, proseguì in maniera intensa anche la sua attività di pittore e illustratore, passione della giovinezza che non aveva mai abbandonato.

Malato da tempo, Dino Buzzati morì in una clinica di Milano il 28 gennaio 1972.