Il Venerdì Santo è il momento in cui cade la memoria della crocifissione e morte di Gesù, è il secondo giorno del Triduo Pasquale, quando non si celebra l’Eucaristia, è il periodo dell’Azione liturgica della Passione del Signore, composta dalla Liturgia della Parola, dall’Adorazione della croce e dai Riti di Comunione.
Nella mattinata viene continuata, anche se senza solennità, l’adorazione eucaristica all’Altare della Reposizione, allestito dopo la Messa del Giovedì e, in molte chiese e anche in parecchie parrocchie, si celebrano l’Ufficio delle Letture e le Lodi Mattutine.
Verso il pomeriggio del Venerdì Santo si svolge l’Azione liturgica della Passione del Signore, detta In Passione Domini, che ha origini che risalgono al VII secolo, ed è presente anche nel Rito bizantino, come una delle tre tipologie di Divina Liturgia.
Questa celebrazione è divisa in tre parti, la Liturgia della parola, con la solenne preghiera universale, l’Adorazione della Santa Croce e la Comunione con le ostie consacrate il Giovedì Sant.
Anche la tradizione ambrosiana, come quella romana, ordina la celebrazione della Passione del Signore del Venerdì Santo in una liturgia pomeridiana o serale, divisa in l’annuncio della Morte del Signore, l’adorazione della Croce e la preghiera universale per le necessità della Chiesa e del Mondo
Ma il Venerdì Santo è il giorno dove in ogni Parrocchia si effettua, al calar della sera, la Via Crucis, di cui la più nota è quella, trasmessa in televisione, che vede protagonista il Papa al Colosseo di Roma.
La prima Via Crucis al Colosseo fu celebrata nel 1750, voluta da papa Benedetto XIV per quell’anno giubilare, con 14 stazioni e una grande croce al centro dell’anfiteatro.
Per oltre un secolo, fino all’Unità d’Italia, il Colosseo divenne la meta della Via Crucis che percorreva la via Sacra poi si perse la tradizione, dato che il papa era chiuso in Vaticano e le edicole e la croce furono rimosse.
Solo nel 1926, mentre si definiva il Concordato con la conciliazione tra lo Stato italiano e la Chiesa, la croce tornò al Colosseo, non al centro, ma di lato dove si trova ancora oggi.
Fu Giovanni XXIII a riportare il rito nell’anfiteatro Flavio nel 1959 ma solo in quell’anno, infatti la Via Crucis al Colosseo venne ripresa nel 1965 da Paolo VI, che fu anche la prima volta della trasmissione in diretta eurovisione della Rai.
La trasmissione in mondovisione della cerimonia arrivò nel 1977, ed era la prima a colori.
Giovanni Paolo II negli anni affidò le meditazioni non solo a religiosi, ma anche a personalità della cultura e a laici, ad esempio nel 1999 le fece scrivere al poeta Mario Luzi, nel 2002 a 14 giornalisti accreditati alla Sala Stampa, nel 1993 e nel 1994 da due donne, madre Anna Maria Canopi, abbadessa benedettina di Orta san Giulio e sorella Minke de Vries, della comunità protestante svizzera di Grandchamp e nel 1994 le scrisse il patriarca ecumenico Bartolomeo I.
Memorabile rimase l’ultima Via Crucis di Wojtyla, collegato in diretta televisiva dal Palazzo apostolico e ripreso di spalle, con la meditazione del cardinale Joseph Ratzinger, che invitò a riflettere sulla Chiesa.
In diverse regioni italiane per la Via Crucis si tengono imponenti processioni con il Crocifisso, con le statue del Cristo Morto e della Madonna Addolorata, o con le statue che rappresentano le stazioni.