s.-caterina

L’ultimo giorno del mese di novembre un po in tutta ltalia, dall’ Alto Adige alla Sardegna  dalla Lombardia alla Puglia si aprono queste Fiere locali retaggio di  una storia plurisecolare.

Quella del paese di Villanova d’ Asti cui siamo affezionati e da cui han preso spunto queste considerazioni, , è in realtà fra le più recenti, essendo alla 153a edizione.

Ovviamente la  Caterina qui ricordata non è quella di Siena, dottoressa della Chiesa dichiarata patrona d’ Italia dal 1939 e più di recente d’ Europa.
Si tratta bensì di Santa Caterina d’ Alessandria d’ Egitto martire. del IV secolo, straziata con il supplizio della ruota chiodata. E successivamente decapitata, E non meno dotta.
Proprio il tipo di tortura,cioè la ruota, l’ ha fatta diventare propettrice dei mercanti  degli artigiani che con i loro carri trasportavano le varie merciegli attrezzi da lavoro.
Vicenda truculenta come purtroppo molte in quei tempi ed i  quella zona a carico delle donne. Ricordiamo anche il martirio di Ipazia voluto però, in questo caso,  dal vescovo cattolico Cirillo, divenuto santo ed il cui culto è dilagato in Oriente tanto che la scrittura di quella parte del continente europeo ha preso il suo nome.
In Francia il culto di Caterina è vivissimo tuttora, anche perché nel passato l’ Università di Parigi la proclamò patrona della facoltà di Teologia.
In effetti la Santa è nota altresi per la  sua sapiente erudizione con cui riuscì a convertire i retori  della sua città. Dal suo corpo al momento della decapitazione non sgorgò sangue e gli angeli portarono le sue spoglie sul Monte Sinai, ove tuttora esiste il monastero a lei dedicato : sola testimonianza cristiana in terra divenuta islamica.
In Italia fu invece la protrettrice delle “sartine” cioè delle fanciulle povere che cucivano gli abiti delle signore. I goliardi torinesi (i non molti legati alla tradizione ottocentesca), ancora oggi festeggiano le “caterinette”. Giovanette che gli studenti spesso illudevano con amori fugaci e che oggi non esistono più.
Tornando al riferimento mercatilistico ed artigiano, si narra che furono i Crociati ad importare in Europa il culto della Santa finché nel 1373 il patriarca di Udine Marquardo concesse l’ apertura nella sua diocesi di un mercato  dedicato a Santa Caterina.
l veneziani  che occupavano ll Friuli, abiil mercanti, diffusero la novità  un pò ovunque.
Nel mondo rurale San Martino è santa Caterina rappresentano due capisaldi fondamentali per lo scambio delle derrate,  per l’ acquisto dei mezzi di lavoro o la loro manutenzione.
Oggi chiaramente è l’ ennesima occasione di fare acquisti a km zero, di gustare  piatti e bevande della tradizione grazie sopratutto alle Pro loco sempre attive a favore delle proprie comunità.
Articolo di ERRECI