feste sacre

I Romani stabilirono  negli anni della Repubblica  che i consoli e altre cariche annuali, religiose o meno, cominciassero il loro mandato nei giorni successivi al solstizio di inverno e ai Saturnalia, cioè alle calende di gennaio.

Nonostante per alcune autorità religiose l’inizio del nuovo anno fosse a marzo, gennaio aveva un’importanza simbolica, infatti era dedicato a Giano, il dio bifronte protettore dei luoghi di passaggio fisici ed astratti, che rappresentava i momenti cruciali, la “doppia faccia” di ogni scelta della vita, guardando contemporaneamente al passato e al futuro.

Ogni 9 gennaio si sacrificava un ariete a Giano, nella festa degli Agonalia, la cui origine risaliva ai tempi leggendari della fondazione di Roma e, come nelle altre due feste con lo stesso nome che si tenevano a metà primavera e all’inizio dell’inverno, lo scopo era propiziarsi la protezione dell’Urbe da parte di una divinità.

Nei giorni successivi alle calende si celebrava anche una famiglia di Lares, divinità minori legate ad un luogo in particolare e in questo caso i primi giorni di gennaio erano dedicati ai Lares Compitales, che proteggevano gli incroci delle strade, oltre che per progettare i raccolti che sarebbero arrivati nell’anno che cominciava.

La festa dell’Amburbium era collocata nella famiglia di riti di lustratio, cioè di purificazione dell’area all’interno di un certo perimetro, generalmente una città o un accampamento.

In questo caso la cerimonia prevedeva la tutela di Roma stessa entro l’ 11 gennaio e veniva ripetuta nei momenti considerati cruciali per la difesa delle mura della città, ad esempio mentre un nemico si avvicinava.

L’Amburbium prevedeva di portare in  processione tre animali, una pecora, un maiale e un toro,  intorno al perimetro delle mura di Roma, prima di sacrificarli.

Subito dopo venivano i Carmentalia, altro rito antichissimo legato alle Dee Madri, infatti vi si celebrava la dea-ninfa Carmenta, protettrice del parto dalle capacità profetiche, che assumeva le forme di Postvorta e Antevorta a seconda che fosse rivolta al futuro o al passato.

A chiudere il mese erano le Sementivae, dove i Romani chiedevano a Tellus e Cerere di proteggere e far crescere forti i semi che erano stati sparsi sui campim venivano sacrificate scrofe incinte e focacce rituali realizzate appositamente per l’occasione.

Così gennaio era scandito da festività situate in una zona tra la celebrazione di aspetti laici della vita e ambiti puramente religiosi, ma che portava a benefici per la collettività intera, oltre al benessere di Roma per proseguire il ciclo della vita con ottimismo.