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Una donna dalla personalità forte e volitiva che visse la sua vita in nome della verità…

Simone Weil nacque il 3 febbraio 1909 a Parigi e, dal carattere profondo e sensibile, a quattordici anni visse una crisi di sconforto che la porta vicino al suicidio ma che fortunatamente riuscì a superare, mentre a ventuno anni cominciarono a comparire le cefalee che la fecero soffrire fino alla morte.

Allieva di Le Senne e, con maggiore efficacia, di Alain, Simone ottenne nel 1931 la laurea in filosofia e cominciò a insegnare in vari licei di provincia.

Con l’inizio degli anni Trenta la Weil elaborò il nucleo essenziale della sua filosofia,divenne professoressa al liceo di Auxerre e nel dicembre del 1934 decise di dedicarsi al lavoro manuale, prestando opera come manovale presso Alsthom, una società di costruzioni meccaniche,  a Parigi.

Tutto questo faceva parte della sua ansia di migliorare il mondo, così lavorò come fresatrice alla Renault e in seguito, dopo un viaggio in Portogallo, ad avvicinarsi al cristianesimo nella sua forma più autentica.

Nell’agosto del 1936 la filosofa parti per arruolarsi nelle file della rivoluzione che voleva cambiare la Spagna e che si trasformò in una lunga guerra civile.

Delusa dallo sviluppo del conflitto Simone partì per Assisi alla ricerca di pace spirituale e li ebbe una crisi che trasformò la sua conversione in qualcosa di più definito.

Nella primavera 1940 la Weil conobbe la filosofia della Bhagavad Gìta dalla cui lettura ebbe, per sua ammissione, un’impronta permanente.

Su consiglio di René Daumal, grande storico delle religioni, si avviò allo studio del sanscrito, lingua originale del testo sacro.

Tornata a Marsiglia riprese i contatti con la Resistenza ma la rete alla quale appartiene fu scoperta e nella primavera del 1941 viene interrogata più volte dalla polizia che fortunatamente non l’arrestò.

Nel 1942 Simone emigrò negli Stati Uniti con i genitori, allo scopo di realizzare il suo progetto di raggiungere il Comitato nazionale di France libre e con la speranza di rientrare clandestinamente in patria per partecipare attivamente alla Resistenza.

A New York conobbe, fra gli altri, Jacques Maritain, un noto filosofo e il 14 dicembre si stabilì a Londra dove fu  assegnata come redattrice alla Direction de l’interinerà de la France Libre.

Già stanca e malata, provata dalle numerose sofferenze a cui aveva sottoposto il suo fisico, in un tentativo di comunione estrema con i poveri e con Dio, la filosofa muore nel sanatorio di Ashford il 24 agosto 1943.

I suoi scritti, sparsi nel Quaderni ed elaborati in forma clandestina e anonima, poi pubblicati quasi interamente postumi, restano un laboratorio di pensiero e di poesia di grande livello, fonte di profonde riflessioni e testimonianza di una rara integrità esistenziale.