Torino celebrerà la festa patronale di San Giovanni Battista lunedì 24 giugno, in un appuntamento annuale che è anche un omaggio al santo patrono della città, atteso da tutti i torinesi e dai visitatori che desiderano vivere la città in un’atmosfera unica.
La città rinnova la tradizione con uno spettacolo pirotecnico a basso impatto ambientale dove i fuochi d’artificio, progettati per ridurre il livello acustico e realizzati con materiali compostabili, illumineranno il cielo torinese in una coreografia di luci e colori spettacolare e sostenibile.
Dal 24 al 26 giugno, Torino si animerà con una serie di eventi che coinvolgono il centro storico, le rive del Po e il Parco del Valentino come performance musicali e spettacoli dal vivo tra le strade e le piazze della città, oltre ai mercatini delle delizie culinarie piemontesi proposte negli stand gastronomici.
Ci saranno anche laboratori creativi e attività pensate per i più piccoli, in un divertimento assicurato per tutta la famiglia.
Per celebrare San Giovanni, alcuni musei daranno una serie di agevolazioni speciali, come l’ingresso gratuito o a solo 1 euro, oltre a visite guidate straordinarie per scoprire le meraviglie artistiche e culturali della città.
La Festa di San Giovanni è uno degli eventi più importanti della città di Torino e l’elezione di San Giovanni Battista come patrono del capoluogo piemontese ha origini che risalgono al 602 quando Aginulfo, duca di Torino, fece erigere una chiesa in suo onore.
I due giorni di festeggiamenti in occasione della festa del patrono risalgono al Medioevo dove tutta la popolazione era coinvolta nelle varie celebrazioni che avvenivano durante i festeggiamenti tra danze, canti, banchetti e appuntamenti religiosi.
In realtà la celebrazione, la processione e l’ostensione della reliquia del Santo erano i soli eventi di tradizione cristiana inseriti nei due giorni di festeggiamenti, mentre i momenti centrali erano la baldoria cioè le danze e i canti in preparazione dei festeggiamenti serali, la corsa dei buoi, ed il Farò, che era il falò serale.
Da fonti storiche si sa che la tradizione del Farò è antichissima, infatti la catasta di legna da ardere veniva già anticamente preparata in Piazza Castello, più precisamente all’altezza di Via Dora Grossa e fu poi spostata all’altezza di Via Palazzo di Città per consentire al cavaliere del vicario e ai suoi uomini di vegliare tutta la notte mantenendo l’ordine.
Per il Farò, alla vigilia del 24 giugno, era preparata nella piazza centrale una enorme catasta piramidale di legna a cui il figlio più giovane del re doveva dare fuoco creando un grande falò intorno al quale gli abitanti si lasciavano andare in vivaci e sfrenate danze.
La notte del 23 giugno veniva celebrata cantando, danzando in cerchio intorno al fuoco e recitando preghiere in onore di San Giovanni e le danze erano guidate da re Tamburlando.
Inoltre la Festa di San Giovanni coincide con il solstizio d’estate, che nel mondo pagano simboleggiava il rito di passaggio che portava la Terra dal predominio lunare a quello solare durante la notte più corta dell’anno.
Sempre durante questa notte di festeggiamenti gli abitanti della città si lasciavano andare a riti e credenze magiche come bruciare le vecchie erbe nel falò e raccoglierne di nuove per leggere il futuro, comprare l’aglio per avere un anno fortunato, raccogliere un ramo di felce a mezzanotte e conservarlo in casa per aumentare i soldi.
Si dice anche che venissero raccolte erbe e foglie da battezzare nelle acque per poi, durante l’anno, preparare filtri e pozioni magiche utili per fare incantesimi e da lì si diffuse la credenza che la notte di San Giovanni fosse dedicata alla celebrazione dei riti delle streghe.
Al centro del Farò oggi viene issata la sagoma di un Toro, che a seconda della direzione in cui cade porterà fortuna o sfortuna alla città durante l’anno che segue e si narra che, se la sagoma cade verso Porta Nuova, l’anno sarà propizio per la città mentre se cade nella direzione opposta sarà poco fortunato.