Luce, Relazioni temporali e nuovi dipinti algoritmici è l’opera digitale creata da Quayola e incastonata tra le iniziative presentate dalla presidente di Cinecittà, Chiara Sbarigia, per il centenario dell’Istituto Luce, uno dei più preziosi tesori nazionali e internazionali di memoria e cultura.
Questa straordinaria installazione esplora una nuova gestualità ed estetica algoritmica attraverso i dipinti digitali dell’artista sul monumentale schermo del Teatro 18 di Cinecittà, lo smart stage con uno dei ledwall più grandi d’Europa per riprese virtuali.
L’artista, durante la fase di ricerca, ha analizzato immagini e video dell’Archivio Luce mediante sofisticati software di analisi per estrapolare dati legati a caratteristiche, movimento e composizione che, grazie alla loro espressività, hanno guidato la selezione delle immagini e dei video per la creazione dei dipinti digitali.
Attraverso una pratica che ibrida tradizione pittorica e ricerca tecnologica, Quayola dà nuova vita ai materiali dell’Archivio Luce, in un esempio della capacità propulsiva del nuovo corso dell’Istituto Luce, che intende fare cultura e non semplicemente conservarla.
L’opera supera, quindi, la dimensione temporale delle immagini storiche, focalizzandosi sulla pura forma piuttosto che sull’iconografia o sul significato storico e sociale, con ricordi ed emozioni che diventano estranei al linguaggio della macchina.
L’algoritmo si confronta con l’incertezza, l’errore e le probabilità e la fallibilità della macchina, rispetto al suo ideale di precisione meccanica, diventa l’oggetto centrale dell’indagine estetica di Quayola.
Ha detto Quayola: “Credo che non ci sia mai stato un momento in cui il dibattito reale vs artificiale sia stato più rilevante di come è ora e di come sarà negli anni a venire. Nel mio lavoro cerco di riflettere sul fatto che viviamo in un’epoca permeata dalle nuove tecnologie, dove lo sguardo umano si ibrida con quello degli apparati tecnologici. La tecnologia, in quanto amplificatore delle percezioni umane, imprime alla realtà una modalità di visione che è allo stesso tempo aliena e rinnovata. La macchina e il suo linguaggio, il codice, sono portatori di un’innovazione estetica che prende forma in una nuova gestualità; in Luce i dati estratti dalle immagini e dai video di archivio diventano nuove unità espressive.”
La nuova opera dell’artista testimonia la capacità innovativa dell’Istituto Luce, che guarda al futuro con l’intento di creare cultura attiva e dinamica nella celebrazione del centenario di questo pilastro della memoria e dell’immaginario degli italiani.