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In un viaggio che va da Andy Warhol a Kara Walker, circa ottanta opere dei più importanti artisti americani dagli anni Sessanta ai Duemila dalle collezioni del Walker Art Center di Minneapolis, fino al 29 agosto sono a Palazzo Strozzi di Firenze per American Art 1961-2001, una mostra che celebra l’arte moderna degli Stati Uniti d’America.

L’esposizione propone un percorso tra iconiche opere di personalità e movimenti che hanno segnato l’arte americana tra l’inizio della Guerra del Vietnam e l’attacco dell’11 settembre 2001, in un percorso che va dalla Pop Art al Minimalismo, dalla Conceptual Art alla Pictures Generation, fino alle più recenti ricerche degli anni Novanta e Duemila, tra pittura, fotografia, video, scultura e installazioni.

Nel 1961 John F. Kennedy divenne presidente e l’11 dicembre iniziò ufficialmente la Guerra del Vietnam, quando i primi elicotteri americani arrivano a Saigon, mentre nel 2001 era presidente George W. Bush quando l’11 settembre quasi tremila persone perirono nel più drammatico attacco sul suolo americano dopo Pearl Harbor.

Questi due anni sono lo spartiacque che definiscono l’affermazione degli Stati Uniti come superpotenza politica ma dimostrano anche un’epoca di sperimentazione senza precedenti per l’arte di cui l’America fu un punto di riferimento a livello globale.

In un percorso che propone le opere di oltre 50 artisti, un’attenzione speciale è data ad Andy Warhol, con 12 opere tra cui Sixteen Jackies (1964), dedicata a Jackie Kennedy all’indomani della morte di JFK.

Una sezione speciale della mostra è dedicata al padre della danza contemporanea, Merce Cunningham, attraverso grandi installazioni nate dalla collaborazione con Robert Rauschenberg e Jasper Johns, mentre la grande stagione degli anni Sessanta è testimoniata da maestri come Donald Judd, Robert Morris, Bruce Nauman e John Baldessari, punti di riferimento per le successive generazioni di artisti che ridefiniscono le nuove possibilità dell’arte.

Negli anni Ottanta emergono la riflessione sulla figura della donna di Cindy Sherman, le appropriazioni dal mondo della pubblicità di Richard Prince e Barbara Kruger, la denuncia dello stigma dell’AIDS di Felix Gonzalez-Torres o le narrazioni di Matthew Barney, con Cremaster 2 (1999), a un assassino che richiese per se stesso la pena di morte.

La fine della mostra è dedicata alle più recenti ricerche degli anni Novanta e Duemila, con figure di riferimento per la comunità afroamericana quali Kerry James Marshall e Glenn Ligon o artisti che investigano l’identità americana come Paul McCarthy, Mike Kelley, Jimmie Durham e Kara Walker, in una suggestiva ricerca tra storia e satira intorno ai temi della discriminazione razziale.

Orari: Lunedì-venerdì 14.00-21.00

Sabato, domenica e festivi 10.00-21.00

Costo del biglietto: 15 euro.