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Da sabato 7 maggio a domenica 26 giugno presso le sale espositive di Palazzo Parasi di Cannobio è allestita la personale di Lucio Del Pezzo, nato a Napoli nel 1933 e scomparso a  Milano nel 2020, Anni ‘70, a cura di Vera Agosti, realizzata in collaborazione con la Fondazione Marconi di Milano.

Partendo da esperienze informali e posizioni neo-surrealiste e neo-dadaiste, con la partecipazione al Gruppo ’58 a Napoli, Del Pezzo si dedicò in seguito a geometrie razionali neo-metafisiche, optical e pop, oltre a tableaux-objets e assemblages, con un linguaggio ironico.

Nel 1960, su invito di Enrico Baj, si trasferì a Milano e da li trovò la sua nuova casa a Parigi, nello studio che era stato di Max Ernst, oltre a ideare numerose mostre in Italia e all’estero.

Del Pezzo nel 1961 espose negli Stati Uniti, vincendo il Carnegie International Award, e nel 1964 alla Triennale di Milano, dove con Baj e Fontana realizzò Il Labirinto del tempo libero, e alla Biennale di Venezia, dove nel 1966 venne invitato con una sala personale con la presentazione di Gillo Dorfles e dal 1965 collaborò con lo Studio Marconi.

Tra gli eventi che lo videro protagonista ci furono la personale a Parigi nel 1968, la retrospettiva alla Rotonda della Besana di Milano nel 1974, curata da Guido Ballo, la grande personale al Palazzo dell’Arte di Mosca nel 1988, quella alla Casa del Mantegna di Mantova nel 1994 e la prima retrospettiva in Germania nel 2000 all’Istituto Mathildenhöhe di Darmstadt.

A Napoli nel 2001 eseguì quattro grandi rilievi ceramici e una scultura in bronzo per due stazioni della metropolitana e viene organizzata un’antologica al Castel dell’Ovo e nel 2008 alcune delle sue opere entrarono nella collezione della Farnesina a Roma.

Lavorò anche come scenografo e ottiene la cattedra di ricerche sperimentali sulla pittura alla Nuova Accademia di Belle Arti di Milano.

Il focus della mostra è sugli anni Settanta, una stagione particolarmente creativa, ricca e rappresentativa della poetica dell’artista.

Al primo piano di Palazzo Parasi ci sono le coloratissime opere di questo periodo, con le mensole, dal fondo dorato, come altari laici, sui quali sono appoggiati diversi oggetti enigmatici (La Vela fondo oro, 1974; Losanga, 1975), le steli e i casellari (I segni ardoise, 1970; Casellario 40 elementi, 1974), come archivi dei simboli segreti amati dall’autore.

Mentre, al piano superiore, alcuni pezzi degli anni precedenti e successivi permettono un dialogo e temporale, per uno sguardo completo sulla ricerca del maestro, con una trentina di lavori in totale, di piccole e grandi dimensioni,tre cui alcune sculture, come Bomarzo del 1975 e Russia del 1995.

L’esposizione si iscrive nel quadro delle mostre pensate per valorizzare le storica costruzione risalente al XIII secolo adibita per tanti anni a luogo di giustizia e di governo.

 Il Palazzo della Ragione di Cannobio, conosciuto come Palazzo Parasi, è stato restaurato dall’Amministrazione Comunale, sotto l’alta vigilanza della Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio della regione Piemonte.

Si tratta di un imponente edificio che sorge a ridosso della Torre Comunale del XII secolo, dove al piano terra è presente un portico coperto con volte a botte che conserva lapidi, stemmi e rilievi del XIV secolo e due tombe romane.

Ai piani superiori ci sono due aree destinate a spazio espositivo, una delle quali particolarmente interessante per la presenza delle antiche capriate.