Tra le risaie, tra Dorno e Sannazzaro troviamo un castello fortificato medievale, imponente, maestoso e molto ben conservato.

Il castello di Scaldasole, uno tra i più significativi della provincia di Pavia è composto da un castello con un ricetto, tipologia frequentissima nel vicino Piemonte. 

Le origini del castello risalgono alla fine del X secolo, e nel 1404 Ardengo Folperti, appartenente a una nobile famiglia pavese, fece erigere il ricetto come piazza d’arme, mentre il castello divenne la dimora signorile. Nella seconda metà del secolo i Malaspina lo abbellirono con un portico e una loggia.

La proprietà del castello e del feudo di Scaldasole passò attraverso varie famiglie nel corso dei secoli fino a quando nel 1802 il nuovo proprietario Carlo Brielli lasciò il castello a Giovanni Antonio Strada.

Della sistemazione tardo rinascimentale dal giardino da parte del cardinale Tolomeo Gallio, segretario di papa Pio IV e Gregorio XIII, oggi non ci rimangono che due magnolie poste sul lato settentrionale del fossato e una scalinata in sasso con due statue che scende a occidente, mentre a poca distanza dall’ingresso settentrionale troviamo le scuderie, ancor oggi ben conservate.
Estremamente rilevanti sono: il portico e la loggia del castello; gli spalti merlati alla ghibellina del ricetto; la cappella oratorio del cardinale Tolomeo Gallio; la Camera Longa, del ‘400, dove il feudatario amministrava la giustizia e dove il Consiglio della Comunità locale si riuniva fino all’inizio del XIX secolo; la sala da ballo in stile Luigi Filippo affrescata nel 1846 dal Maggi, allievo dell’Appiani. All’interno del ricetto sono custodite e visibili alcune carrozze del XIX secolo, splendidamente conservate, un’armatura medievale e una raccolta di armi d’epoca.

Una sala del castello è riservata alla raccolta archeologica di Antonio Strada che fu ispettore onorario alle antichità e ai beni librari per la Lomellina. La raccolta comprende oggetti  di varia tipologia ed epoca, dall’età neolitica al periodo longobardo. I materiali, riferibili per lo più a contesti funerari, vennero rinvenuti in Lomellina tra la fine del XIX secolo e l’inizio del seguente. La collezione è stata vincolata nel 1999 alla pubblica tutela dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, in forza del suo notevole interesse scientifico.

La cascina attigua al castello di Scaldasole, edificata tra la fine del XVIII secolo e l’inizio del XX secondo il tradizionale modello della corte chiusa, è il fulcro di un’azienda agricola. È composta da tre settori tra loro contigui: le abitazioni coloniche a nord, i magazzini con gli essiccatoi a ovest e, infine, le stalle e gli orti a sud.

Qui sono presenti i più comuni animali del mondo rurale: i cavalli sono ospitati nella scuderia nuova, quella del 1915, dove nidificano le rondini, nella stalla ci sono i bovini di razza frisona e limousine, in appositi recinti del cortile si trovano gli asini, le galline, le oche, i conigli, delle caprette golose che amano mangiare dalle mani dei bambini.

In un terreno attiguo all’aia, sul lato occidentale della cascina, si trova il laghetto Emilio dove si può praticare, immersi nel verde, la pesca sportiva.