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“Carla Dondi fu Ambrogio di anni/ diciassette primo impiego stenodatilo/ all’ombra del Duomo”.

 (Elio Pagliarani, La ragazza Carla)

Elio Pagliarani nacque il 25 maggio 1927 a Viserba, una frazione di Rimini, da Giovanni e da Pasquina Pompili.

Il padre Giovanni discendeva da una famiglia di allevatori di cavalli ed era imparentato con Luigi Pagliarani, prosciolto dall’accusa di essere stato l’assassino, nel 1867, di Ruggero Pascoli, padre del poeta Giovanni e amministratore della tenuta dei Torlonia nella vicina San Mauro.

L’adolescenza di Elio fu ricca di letture di ogni genere, grazie a numerosi ordini di libri per corrispondenza e all’assidua frequentazione di biblioteche.

Durante la guerra il poeta frequentò il liceo scientifico Alessandro Serpieri di Rimini, senza avere particolari difficoltà nelle materie letterarie

Elio nel maggio 1945 si trasferì a Milano, ospite di una famiglia di amici, i Vanni, che lo aiutò a trovare un impiego come traduttore e interprete d’inglese in una società di esportazioni, l’Italorient, con sede in piazza del Duomo.

Fu lì che lavorò al poemetto narrativo La ragazza Carla, concepito in un primo momento come un soggetto cinematografico per De Sica e Zavattini e completato solo all’inizio del 1957.

Nel giugno 1954, l’editore Arturo Schwarz pubblicò la sua prima raccolta poetica, Cronache e altre poesie.

Per il poeta quelli furono gli anni delle frequentazioni alla trattoria Poldo, in via Borgospesso, con nomi che andavano dal filosofo Luciano Amodio, allo storico Gianni Bosio e lo psicoanalista Elvio Fachinelli.

Nel frattempo i poeti più sperimentali di Milano si riunirono alla redazione della rivista Verri e, nel 1961, venne pubblicata l’antologia I Novissimi. Poesie per gli anni ’60, curata da Giuliani, dove figuravano anche versi di Pagliarani.

Era nata la Neoavanguardia: che si chiamò Gruppo 63 dal suo primo convegno, all’Hotel Zagarella presso Palermo, nell’ottobre 1963.

Gli anni Sessanta, quelli dell’affermazione letteraria, furono per Pagliarani professionalmente incerti, infatti dal 1962 al 1968, grazie a Domenico Porzio, lavorò come consulente alla Rizzoli, seguì un breve periodo in cui fu consulente per Bompiani, e collaborò a trasmissioni radiofoniche della RAI.

Chiamato come critico teatrale dal direttore Giorgio Cingoli, nella primavera del 1968 Pagliarani riprese l’attività giornalistica a Paese sera, dove rimase sino alla crisi che mise a repentaglio l’esistenza stessa del giornale, nel 1983.

Negli anni Settanta Pagliarani s’impegnò in un lavoro editoriale unico con la rivista Periodo ipotetico, fondata nel 1971, cui fece seguito negli anni Ottanta Ritmica, con Alessandra Briganti, e Videor, un esperimento di pubblicazione poetica in videocassetta, con Orazio Converso.

L’esperienza più importante della sua vita fu quella dei Laboratori di poesia, rivolti ai più giovani, iniziati presso la galleria La Tartaruga di Plinio De Martiis, proseguiti poi in varie sedi sino a tutti gli anni Ottanta, per aiutare i poeti formatisi a Roma in quegli anni.

Successivamente Pagliarani passò un periodo non facile, sostenuto dalla moglie Maria Concetta Petrollo, bibliotecaria e poetessa siciliana, che aveva sposato nel 1976, e nella figlia Rosalia, nata nel 1977, con cui si trasferì nel 1991 nella nuova casa di viale degli Ammiragli.

La sua ultima collaborazione giornalistica fu con la rivista Wimbledon, per la quale tenne una rubrica di antiquariato librario, una sua grande passione.

Nell’ultimo decennio della sua vita Pagliarani fu riconosciuto come uno fra i poeti maggiori del secondo Novecento italiano, anche con una serie di attestati come il premio Napoli, il Camaiore, il Betocchi e, nel 2008, la massima onorificenza del Comune di Milano, l’Ambrogino d’oro.

Il grande poeta morì a Roma l’8 marzo 2012.