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Un fotografo che segnò la storia del Novecento….

Emmanuel Rudnitzky nacque il 27 agosto 1890 a Filadelfia, in Pennsylvania e crebbe a New York, con le due sorelle e il fratello, nel quartiere Williamsburg di Brooklyn, per poi allontanarsi dal mestiere dei genitori, impegnati nell’industria tessile.

Dopo aver completato la scuola superiore presso la Boys High School di Brooklyn, scelse di dedicarsi all’arte, rifiutando una borsa di studio in architettura, lavorando come grafico e disegnatore a partire dal 1908.

Nel 1912 la famiglia Radnitzky cambiò il cognome in Ray, in risposta alle discriminazioni razziali subite e al sentimento anti-semita che domina in quell’epoca ed Emmanuel, che da sempre era chiamato con il soprannome di Manny, cambiò il nome in Man, e cominciò a firmare le sue opere come Man Ray, cioè uomo saggio.

Man nel 1914 comprò la sua prima macchina fotografica, che utilizzò per immortalare le opere da lui realizzate e un anno dopo conobbe, grazie al collezionista Walter Arensberg, Marcel Duchamp, che fu un suo grande amico e nel 1919 realizzò le sue prime aerografie, delle immagini realizzate utilizzando un’aeropenna, strumento usato dai grafici per effettuare ritocchi.

Insieme con Duchamp, Man Ray creò il ramo statunitense del movimento Dada, sviluppatosi in Europa in segno di radicale rifiuto rispetto all’arte tradizionale, ma il tentativo fu fallimentare.

Nel 1920 Ray arrivò a Parigi, assieme a Duchamp, che gli fece conoscere alcuni degli artisti francesi più importanti, compreso André Breton, ed ebbe un successo inatteso grazie alla sua attività di fotografo, grazia anche alla sua abilità di ritrattista, con nomi come Jean Cocteau, Gertrude Stein e James Joyce.

Ray nel 1922 produsse i rayographs, fotografie che si ottengono poggiando direttamente sulla carta sensibile gli oggetti e nel 1924 divenne il primo fotografo surrealista.

In quegli anni Man alternò il lavoro come fotografo di moda per Vogue alla ricerca artistica e s’innamorò di Alice Prin, cioè la cantante francese Kiki de Montparnasse, che nel giro di poco tempo divenne la sua modella prediletta.

Nel 1934 lavoro con Méret Oppenheim, famosa artista surrealista nota per la tazza ricoperta di pelliccia, in una serie di pose che la vedevano in piedi nuda vicino a un torchio da stampa.

Dopo aver introdotto la tecnica fotografica della solarizzazione con il sostegno di Lee Miller, sua assistente e amante, Ray dovette tornare negli Stati Uniti allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, a causa delle sue origini ebree.

Giunto a New York, decise di andare a Los Angeles, dove espose le sue opere, insegnò pittura e fotografia e proseguì nella propria ricerca artistica, inoltre conobbe Juliet Browner, ballerina di origine ebrea, con la quale andò a vivere.

Al termine della guerra, Man sposò Juliet in un doppio matrimonio con Dorothea Tanning e Max Ernst, che erano suoi grandi amici, poi tornò in Francia.

Nel 1963 pubblicò la sua autobiografia, Self-portrait, mentre nel 1975 espose le sue fotografie anche alla Biennale di Venezia.

Man Ray morì il 18 novembre 1976 a Parigi e venne sepolto al cimitero di Montparnasse, sotto un epitaffio che dice Unconcerned, but not indifferent, mentre Juliet se ne andò nel 1991 e ed è nella stessa tomba, con la frase Together again.