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Festeggiato il 21 maggio, San Zeno è uno dei santi più noti del Nord Italia, soprattutto tra il Veneto e la Lombardia.

Non si conosce molto della sua vita, si sa che era originario della Mauretania, una terra che oggi corrisponde alla zona occidentale dell’attuale Algeria, ma che allora comprendeva porzioni del Marocco e della parte alta della Mauritania.

Le fonti agiografiche descrivono Zeno come una persona semplice, che viveva in austerità, cibandosi del pesce che egli stesso pescava nel fiume Adige, anche se la sua formazione alla scuola retorica africana, come con Apuleio, Tertulliano e Lattanzio, lo rendeva particolarmente erudito.

Il santo sedette sul seggio episcopale della città di Verona dal 362 fino alla sua morte, avvenuta nel 371.

Molti sono i miracoli che sono legati a San Zeno.

Il primo racconta di quando Zeno guarì la figlia del magistrato Gallieno di Rezia che, per ringraziarlo, gli regalò una corona d’oro.

Una leggenda racconta che il fonte battesimale della basilica di Verona fu il frutto di una scommessa vinta da Zeno con Satana.

Il miracolo più famoso di San Zeno però avvenne al tempo del re dei Longobardi, Autari.

Come raccontò papa Gregorio Magno, il re aveva appena sposato Teodolinda, quando le acque dell’Adige strariparono arrivando fino alla cattedrale ma grazie all’apparizione di Zeno, si fermarono proprio all’ingresso della chiesa, salvando i veronesi che erano al suo interno.

A San Zeno è legata anche la nascita del Carnevale Veronese, che risale al 1531 ed è uno dei più antichi d’Italia.

Secondo la leggenda, in quell’anno, a causa di una grave carestia, il prezzo della farina crebbe a tal punto che la povera gente, in particolare nel quartiere di San Zeno, rischiava la morte per fame.

Fu allora che Tommaso Da Vico, nobile veronese, riuscì a raccogliere una somma che per quell’anno avrebbe garantito ai diseredati la farina necessaria per gli gnocchi, che allora erano la base dell’alimentazione contadina.

Nel suo testamento, il Da Vico lasciò un’ingente somma affinché ogni anno, nel venerdì grasso, fossero distribuiti agli abitanti di San Zeno gnocchi e vino in quantità.

In ricordo dell’episodio nacque così Papà de’ gnoco, la figura che guida la sfilata delle maschere cittadine, un panciuto e barbuto re che, al posto dello scettro, tiene una forchetta sormontata da uno gnocco.

Il culto di San Zeno s’impose a Verona sin dagli anni successivi alla sua morte infatti, già nella prima metà del V secolo, infatti, il vescovo Petronio recitò un sermone nel giorno di Natale, dedicato proprio al santo nordafricano.

I veronesi hanno dedicato a Zeno la loro basilica, capolavoro dell’arte romanica e sulle formelle del portale della cattedrale sono riportate varie scene della vita del santo, mentre sul piccolo portico l’africano è raffigurato nell’atto di compiere i suoi miracoli.

Nella chiesa è presente la famosissima statua del santo benedicente, che gli abitanti della città hanno rinominato San Zen che ride.

Il culto di San Zeno è molto popolare anche nella provincia di Verona infatti, secondo la leggenda, il santo si dedicò anche all’evangelizzazione di alcuni villaggi vicini alla città.

La dominazione veneta su alcune città lombarde come Brescia, successivamente, favorirono la diffusione del culto anche in queste zone, dove il santo è conosciuto come Zenone.