prima guerra civile1

La lotta tra Gaio Mario e Lucio Cornelio Silla fu la base del processo storico che vide il passaggio dalla res publica al principato, dal potere delle assemblee del senato a quello di un singolo individuo.

Silla nacque in una famiglia appartenente a un ramo povero della gens dei Cornelii nel 138 a. C. e, anche se amava la gloria e i piaceri, questo non lo distoglieva dai doveri civili.

Nel 107 a. C. Silla fu nominato questore di Gaio Mario, del quale era cognato avendone sposata la sorella.

Gaio Mario aveva assunto il comando della spedizione militare in Numidia contro il re Giugurta, che si protraeva dal 112 a. C., con risultati pessimi per l’esercito romano, spesso sconfitto dalle truppe africane.

Nel 106 a. C. Mario riuscì a sconfiggere il nemico, grazie all’aiuto fondamentale di Silla, che arrivò a catturare Giugurta convincendo il suocero Bocco e gli altri familiari a tradirlo e consegnarlo ai Romani.

La fama di Silla crebbe, come anche la sua carriera politica e militare, ma ci furono le prime frizioni con Mario, geloso nei confronti del successo del cognato.

Nel 95 a. C. fu approvata una legge che decretava che tutti coloro che non fossero cittadini romani dovessero essere espulsi da Roma, poi nel 91 a. C. Marco Livio Druso fu eletto tribuno e propose una grande distribuzione di terre appartenenti allo Stato, l’allargamento del Senato e la concessione della cittadinanza romana a tutti gli uomini liberi di tutte le città italiche.

Il Senato fu contrario e l’assassinio di Druso provocò l’immediata insurrezione delle città-Stato italiche contro Roma, e la cosiddetta Guerra sociale, che durò dal 91 all’88 a. C.

Mario fu chiamato ad assumere, insieme a Silla, il comando degli eserciti destinati a sedare la pericolosa rivolta e alla fine Roma riuscì a sconfiggere le città-Stato ribelli.

Il Senato fece poi approvare una legge che garantiva la cittadinanza romana alle popolazioni fedeli, come le città latine, l’Umbria e l’Etruria, e a tutte quelle che avessero deposto le armi.

Terminata la guerra in Italia, scoppiò un nuovo conflitto in Asia, dove Mitridate, re del Ponto, nel tentativo di allargare verso occidente i confini del suo regno, invase la Grecia.

Il Senato scelse di affidare a Silla il comando delle truppe romane per sconfiggere l’invasore ma, nonostante l’età avanzata, Mario aveva l’ambizione di guidare l’esercito romano contro Mitridate e, per ottenere l’incarico, convinse il tribuno della plebe Publio Sulpicio Rufo a fare approvare una legge che sottraesse a Silla il comando delle truppe.

Alla notizia Silla, che si trovava in Italia meridionale pronto a sbarcare con i suoi soldati in Grecia, scelse le sei legioni a lui più fedeli e tornò verso Roma, dove Mario e i suoi seguaci fuggirono.

Dopo aver preso una serie di provvedimenti per ristabilire la centralità del Senato, Silla lasciò di nuovo Roma per la guerra contro Mitridate.

Sul finire dell’87 a. C., approfittando dell’assenza di Silla, Mario riuscì a riprendere le redini di Roma e, grazie al sostegno del suocero di Giulio Cesare, Lucio Cornelio Cinna, ottenne che leggi emanate in precedenza da Silla fossero abolite e dichiarò il rivale come nemico di Roma, quindi costretto all’esilio.

In seguito Mario fu eletto console per la settima volta, ma morì durante il primo mese del suo mandato all’età di 71 anni, nel 86 a. C..

Nel frattempo, Silla sconfisse definitivamente Mitridate e rientrò in Italia e, dopo aver vinto la resistenza degli ultimi fedeli di Mario, rientrò definitivamente a Roma nell’82 a. C.

Nominato dittatore a tempo indeterminato, Silla emanò varie leggi che restituivano all’aristocrazia la sua importanza assoluta nella vita politica di Roma.

Infine, Silla, nel 79 a. C., si ritirò dalla vita pubblica, sorprendendo tutti, e passò il suo ultimo anno di vita nella sua villa di campagna.

L’avvento di Giulio Cesare, che aveva idee diverse a quelle di Silla, era alle porte e la Repubblica era avviata verso la sua caduta.