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Lo studioso italiano che amava il Giappone…

Fosco Maraini nacque a Firenze il 15 novembre 1912 da Antonio Maraini, noto scultore ticinese, e da Yoi Crosse, scrittrice di padre inglese e madre polacca, visse l’infanzia e l’adolescenza a Firenze compiendo con i genitori frequenti viaggi in Italia, Inghilterra, Svizzera, Francia e Germania.

A ventidue anni s’imbarcò come insegnante d’inglese dei cadetti dell’Accademia Navale di Livorno, in crociera con la nave scuola Amerigo Vespucci, verso le coste del Medio Oriente, visitando l’Egitto, il Libano, la Siria e la Turchia.

Nel 1935, sposò Topazia Alliata, discendente di un’antica casata siciliana, da cui ebbe Dacia (1936), Yuki (1939) e Toni (1941) e nel 1937 partì con l’orientalista Gieseppe Tucci per una spedizione in Tibet, che lo spinse a dedicarsi alla ricerca etnologica e allo studio delle culture orientali.

Tornato in Italia, terminò i suoi studi, laureandosi nello stesso anno in Scienze Naturali all’Università di Firenze.

Nel 1939 si trasferì con la famiglia a Sapporo, nell’isola di Hokkaido, dove effettuò una serie di ricerche e di studi, incentrata sull’arte, la religione e l’ideologia degli Ainu, il popolo bianco del Giappone, poi pubblicati a Tokyo nel 1942 in Gli Iku-bashui degli Ainu.

Tra il 1942 e il 1943, lasciata Sapporo, ebbe l’incarico di lettore di lingua italiana all’Università di Kyoto e dopo l’8 settembre, rifiutandosi di aderire alla Repubblica di Salò, insieme alla sua famiglia e a una trentina di residenti italiani in Giappone, fu internato in un campo di concentramento a Nagoya fino al 15 agosto 1945.

Dopo la fine della guerra rimase a Tokyo, lavorando per un anno come interprete dell’VIII Armata Americana e nel 1948, subito dopo il ritorno in Italia, partì per un secondo viaggio in Tibet con Giuseppe Tucci, che fu lo spunto per Segreto Tibet, tradotto in dodici lingue e che portò Maraini all’attenzione del pubblico.

Nel 1953, lo scrittore ritornò in Giappone dove girò una serie di documentari etnografici. purtroppo in gran parte perduti, Gli ultimi Ainu, Ai piedi del sacro Fuji, e L’isola delle Pescatrici.

In quegli stessi anni raccolse numeroso materiale che diede vita a tre volumi, Ore giapponesi del 1956, L’isola delle Pescatrici del 1969 e Japan.Patterns of Continuity (1971), monografia illustrata sul Giappone.

Nel 1958, Maraini fu invitato dal Club Alpino Italiano alla spedizione nazionale al Gasherbrum IV (7980 m.) nel Karakorum e l’anno successivo fu il capo della spedizione italiana al Picco Saraghrar nell’Hindu-Kush.

Il resoconto di queste spedizioni fu il cuore dei due volumi G4- Karakorum, del 1959, e Paropàmiso, del 1960, tradotti in più lingue.

Fra il 1959 e il 1964, su invito del professor Richard Storry, lavorò come ricercatore associato (fellow) presso St. Antony’ s College di Oxford e nel 1966 tornò in Giappone, dove fece degli studi sulla civiltà e la cultura del paese.

Nel 1970, il Ministero degli Affari Esteri lo nominò direttore delle pubbliche relazioni al Padiglione Italia dell’Esposizione Universale di Osaka.

Maraini nel 1972 ritornò a Firenze, dove gli fu affidato l’incarico di Lingua e Letteratura Giapponese presso la Facoltà di Magistero dell’Università degli Studi, incarico che lasciò nel 1983 per raggiunti limiti d’età.

Sempre nel 1972, fondò l’Associazione italiana per gli Studi Giapponesi, di cui fu presidente fino alla morte.

Nel 1980 pubblicò, con Giuseppe Giarrizzo, un volume sulla civiltà contadina in Italia, con il materiale fotografico raccolto nel Meridione e in Sicilia negli anni immediatamente successivi alla guerra.

Grazie all’intervento dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze e dello stesso Maraini, la biblioteca orientale e la fototeca delle immagini riprese dallo studioso nel corso della sua vita vennero negli anni Novanta acquisite dal Gabinetto Scientifico Letterario G.P. Vieusseux, costituendo la base sulla quale è nato il programma Vieusseux-Asia.

Fosco Maraini morì a Firenze l’8 giugno 2004.