Domenica 3 novembre si corre la grande Maratona di New York, una manifestazione ormai leggendaria.

La prima edizione della Maratona di New York, oggi la maratona più famosa al mondo si tenne il 13 settembre 1970, organizzata dai presidenti del New York Road Runners Club Vincent Chiappetta e Fred Lebow, con 127 concorrenti che, al prezzo di un dollaro, percorsero sei giri lungo il Park Drive di Central Park.

Solo 55 arrivarono in fondo, dove un centinaio di spettatori si fermò ad assistere alla vittoria di Gary Muhrcke in 2 ore 31 minuti e 38 secondi, i premi all’epoca erano orologi di poco valore e trofei di competizioni di baseball e bowling.

Da allora sono oltre settecentomila le persone che hanno preso parte alla più importante delle sei maratone che fanno parte delle World Marathon Majors, una gara entrata nell’immaginario collettivo anche grazie alle foto delle migliaia di runner affollati sul ponte di Verrazzano a Staten Island pronti a partire, come ogni anno, alle 10.10 della prima domenica di novembre.

Dalla prima edizione della Maratona di New York, le cose sono cambiate a cominciare dal percorso.

Nel 1976, infatti, per celebrare il bicentenario della nascita degli Stati Uniti, si decise di modificare il tracciato per attraversare tutti i cinque distretti della città, in un circuito che, dopo la partenza dal ponte di Verrazzano di Staten Island, attraversa Brooklyn per circa 19 chilometri prima di entrare a circa metà gara nel Queens dal ponte Pulaski, superare l’East River sul ponte di Queensboro, raggiungere Manhattan, passare brevemente per il Bronx e ritornare infine sempre a Manhattan, prima ad Harlem lungo la Fifth avenue e poi a Central Park South dove migliaia di spettatori si radunano per l’ultimo miglio.

A Columbus Circle la corsa rientra nel parco per poi concludersi davanti al ristorante Tavern on the Green.

Un percorso difficile, ma un’esperienza da provare assolutamente, tra momenti curiosi e inaspettati come quello al quattordicesimo chilometro dove la Bishop Loughlin High School Band suona ininterrottamente Gonna Fly Now dalla colonna sonora di Rocky, accompagnando il passaggio dal primo all’ultimo concorrente.

L’edizione del 1976, con il nuovo tracciato, vede la consacrazione della gara e fu vinta da Bill Rodgers, che si ripetè anche nelle tre edizioni successive, poi la gara vide trionfare per tre anni consecutivi Alberto Salazar, atleta di origini cubane e coach del grande Mo Farah.

La prima vittoria di un atleta straniero, il neozelandese Rod Dixon, fu del 1983, seguita l’anno dopo dall’italiano Orlando Pizzolato.

L’Italia trionfò nuovamente nei due anni successivi, prima dell’egemonia africana degli ultimi decenni con il Kenya con 24 successi e i due migliori tempi: il 2 ore 22 minuti e 31 secondi della keniota Margareth Okayo e il 2 ore 5 minuti e sei secondi del suo connazionale Geoffrey Mutai.

Inoltre la New York City Marathon rimane uno dei simboli mondiali di parità di genere, dato che nel 1970, la Amateur Athletic Union, la federazione sportiva degli Stati Uniti, non permetteva infatti alle donne di partecipare alle maratone, ma Fred Lebow e Vince Chiappetta permisero fin da subito anche alle atlete di potersi iscrivere.

E fu proprio una donna, la norvegese Grete Waitz, a conquistare nel 1978 il record mondiale, concludendo la gara con il tempo di 2 ore 32 minuti e 30 secondi, regalando alla manifestazione una grandissima popolarità, che non è più venuta meno.