Il Consiglio Regionale della Lombardia, nella seduta che si è tenuta lo scorso 12 novembre, ha approvato una nuova legge regionale in materia di rigenerazione urbana.

La nuova legge regionale introduce le “misure di semplificazione e incentivazione per la rigenerazione urbana e territoriale, nonché per il recupero del patrimonio edilizio esistente”.

La legge persegue la finalità di affrontare in modo sistemico il grave problema dei centri abitati degradati, oltre che degli edifici agricoli e rurali abbandonati e pone i presupposti per tentare di risolvere anche questioni di carattere sociale.

La legge persegue la finalità di favorire gli interventi di rigenerazione urbana e territoriale, ridurre il consumo di suolo, e migliorare la qualità funzionale, ambientale e paesaggistica dei territori in coerenza e continuità con i principi dettati dalla l.r. 12/05 e dalla l.r. 31/14.

Non è quindi stato introdotto un corpo normativo autonomo, piuttosto, la complessità del tema è stata trattata nelle molteplici dimensioni (morfologiche, fisiche, geografiche, sociali) senza smarrire il contesto.

Il governo del territorio si attua mediante una pluralità di piani, fra loro coordinati, coerenti e differenziati, i quali, nel loro insieme, costituiscono la pianificazione del territorio stesso.

Ne consegue che le finalità perseguite dal legislatore regionale hanno un richiesto un intervento puntuale su più corpi normativi regionali, operando un lavoro di cucitura e riammagliamento fra le precedenti definizioni, con la finalità di attribuire maggiore coerenza alle previsioni normative.

Tuttavia, più che leggi adeguate, a languire sembrano soprattutto i principi sottesi a una qualsiasi idea di futuro in quanto l’urbanistica, in senso proprio pare essersi avvitata un una tragica dimensione burocratica senza progetto, che si è dimenticata delle originarie motivazioni fondative.

La nuova normativa, tuttavia, sembra però discostarsi da quella impostazione che la vede spesso come un “armamentario farraginoso di regole e tecniche” pensate per legalizzare un processo di trasformazione

Questa normativa, fa sperare in orientamenti futuri più aperti e responsabili, abbandonando, i modelli di urbanistica formalmente rigorosi, ma inattuabili se non in forme precarie, fortemente mediate e talora mistificanti.

D’altronde, il ripensamento del nesso tra rigidità/discrezionalità rappresenta oggi una delle sfide più appassionanti per la cultura urbanistica che si occupa di regolazione.