Quarant’anni fa, esattamente 14 dicembre 1979, veniva pubblicato un album che sarebbe passato alla storia della musica, London Calling.

Terzo album dell’iconica punk-rock band inglese The Clash, considerato uno dei più grandi e importanti dischi rock di tutti i tempi, non solo per musica e testi, ma anche per la copertina, diventata una vera icona rock e non solo.

Un disco che ha lasciato un segno indelebile nella cultura e nella musica, per la quale fu un vero e proprio punto di svolta. Una sorta di ponte tra il passato e il futuro e una mano tesa dopo la furia iconoclasta del punk. Un album che per la sua uscita alla fine di dicembre del 1979, è annoverato tra i migliori album degli anni 70′ e migliori degli anni 80′.

London Calling compare da sempre nella top ten nella lista dei 500 migliori album secondo Rolling Stone, da cui è considerato anche come il migliore album degli anni Ottanta.

Uscito ai tempi come album doppio in vinile con quattro facciate, prodotto da Guy Stevens per 18 brani ufficiali più Train in vain, scritti e arrangiati dalla coppia Joe Strummer e Mick Jones, tranne The Guns of Brixton del bassista Paul Simonon, Brand New Cadillac di Vince Taylor e Revolution Rock di Jack Edward e Danny Ray. Con il fondamentale apporto ritmico e compositivo del batterista Nick “Topper” Headon.

E’ stato ed è tuttora uno straordinario capolavoro che mantiene intatta la sua vena propulsiva, viscerale, passionale, coinvolgente grazie anche alla notevole complessità compositiva non solo musicale ma anche dei testi.

Una mescolanza dei generi tutti trattati ad alto livello, sono certamente presenti brani che si possono considerare ancora punk, ma anche pezzi ska, reggae, il rockabilly, il rhythm and blues e jazz.

La musica e i testi dell’album rimangono rilevanti e attuali ancora oggi così come lo erano in quel periodo degli albori degli anni Ottanta e la fine dei tumultuosi e particolari anni Settanta.

Che si aveva a che fare con un capolavoro, che avrebbe lasciato il segno, s’intuiva già dalla copertina, che da sola faceva un rumore dirompente.

A scattare l’iconica foto fu Pennie Smith, che quando scattò quell’immagine non si rese conto che aveva tra le mani quella che sarebbe diventata una delle foto più rappresentative della storia della musica. La Smith decise di scartarla e di non farla nemmeno vedere a Simonon perché secondo lei era venuta troppo sfocata.

Proprio per quell’imperfezione, oltre che per la scena ritratta, che questa immagine era perfetta per incarnare lo spirito dirompente del punk-rock e soprattutto dei Clash.

Pennie Smith ha conservato l’orologio indossato da Paul Simonon proprio la sera di quel concerto al Palladium di New York il 21 settembre 1979: quando il musicista distrusse il suo basso probabilmente il suo orologio si ruppe perché è fermo proprio da allora e testimonia che la famosa foto di London Calling è stata scattata esattamente alle ore 9:50.

La copertina di London Callingè poi anche un richiamo/omaggio al primo album di Elvis Presley, datato 1956.

Le due copertine presentano la stessa grafica, lo stesso carattere tipografico e gli stessi colori, rosa e verde. In entrambe campeggia una foto in bianco e nero scattata durante un concerto. Con tutti le valenze che si porta dietro, dall’omaggio al mito del Rock al contrasto stridente tra i due mondi, a distanza di soli 20 anni.

Dall’ugola prorompente di Elvis alla rabbia di Paul.  Una sorta di citazione, dichiarazione d’amore, ma anche il suo superamento, che espresso poi compiutamente nei solchi del vinile.

Nel 2010 la copertina di London Calling è stata anche un francobollo della collezione Album Covers che comprendeva anche altre iconiche copertine, come quella di The Division Bell dei Pink Floyd, quella di Let It Bleed dei Rolling Stones e quella di A Rush Of Blood To The Head dei Coldplay.

In occasione di questo speciale anniversario, al The Museum of London è in corso – fino al 19 aprile 2020 – The Clash: London Calling, mostra a ingresso gratuito che presenta una collezione di oltre 200 oggetti dell’archivio dei Clash, molti del quali mai visti in precedenza, fra cui fotografie, testi manoscritti inediti, oggetti personali, capi di abbigliamento, strumenti musicali, lettere, disegni originali, parti di scenografia e tanto altro materiale concernente ogni aspetto della vita del gruppo.

Tra i cimeli in mostra, spiccano i resti del Fender Precision Bass che Paul Simonon fracassò sul palco del Palladium di New York, solitamente esposto al museo del Rock and Roll Hall of Fame di Cleveland.

Una nota scritta da Mick Jones indicante la sequenza dei brani del doppio album London Calling; uno dei taccuini di Joe Strummer risalente al periodo in cui l’album venne registrato; le bacchette di Topper Headon.

The Clash: London Calling fino al 19 aprile 2020

Ingresso gratuito

The Museum of London

www.museumoflondon.org.uk