Il 17 gennaio, durante la festa di Sant’Antonio Abate. antiche leggende raccontano che, durante la notte, agli animali è data la facoltà di parlare.

Sant’Antonio Abate, egiziano, è considerato il Santo protettore degli animali domestici ed è di solito viene raffigurato con accanto un maialino che reca al collo una campanella.

Questa festa, oltre a ricordare gli animali e la vita del Santo, scandisce anche il tempo tra le semine e i raccolti in agricoltura, spesso infatti in occasione delle celebrazioni in onore del Santo si tiene una benedizione degli animali.

La benedizione degli animali, in particolare dei maiali, come da iconografia, ha origine medievale, come anche i falò che simboleggiano la volontà di abbandonare tutto ciò che appartiene ai mesi passati e di rinnovarsi partendo dal primo mese del nuovo anno.

I fuochi purificatori sono spesso accompagnati da processioni e celebrazioni, soprattutto nelle località legate alla figura di Sant’Antonio Abate la cui festa, ad esempio, è molto popolare in Abruzzo, dove si svolgono processioni in costumi ottocenteschi.

Sant’Antonio Abate in Sardegna è chiamato e venerato anche come Sant’Antoni de su fogu, cioè Sant’Antonio del fuoco.

Si narra infatti che fu il santo a rubare dall’inferno il fuoco e a portarlo sulla terra per donarlo agli uomini.

In Sardegna, nelle località che festeggiano il Santo, in quella settimana si accendono falò e si prepara un dolce tipico, il pan’e saba.

Anche in Toscana, a Grosseto, ogni anno si festeggia Sant’Antonio Abate in tante realtà parrocchiali, infatti i falò rievocano per i toscani il miracolo che Sant’Antonio avrebbe compiuto secoli fa mettendo in fuga gli invasori stranieri e trasformando le querce in grandi torce.

Secondo la leggenda, la notte del 17 gennaio gli animali parlano e in passato, durante la notte di quel prodigio, i contadini si tenevano lontani dalle stalle, perché udire gli animali conversare era considerato un segno di cattivo auspicio.