Amsterdam 1928 fu la prima Olimpiade senza Pierre De Coubertin che, anziano e malato, aveva lasciato la presidenza del CIO nel 1925 al conte Henri de Baillet-Latour, che si insediò al congresso di Praga del 1925.

Questa edizione dei Giochi Olimpici è ricordata per la riduzione della durata della manifestazione, che iniziò con la cerimonia di apertura il 28 luglio e terminò con la cerimonia di chiusura il 12 agosto e per l’apertura alle donne nelle gare di atletica, inoltre fece il suo debutto uno sponsor, la Coca Cola.

L’Urss, anche a questa edizione dei giochi, non prese parte, mentre tornarono i tedeschi dopo la guerra.

Al via la squadra più numerosa era quella degli Stati Uniti, ma in questo caso gli Usa non dominarono, risultando alla fine la nazione con il maggior numero di vittorie e di medaglie, ma con successi dimezzati rispetto a Parigi 1924.

Tra i risultati più clamorosi nelle gare di velocità in atletica, i grandi favoriti americani furono battuti da uno sconosciuto canadese di venti anni, Percy Williams, il cui allenatore, tale Bob Granger, era convinto che il modo migliore per rendere di più fosse allenarsi cospargendosi di burro di noce di cocco e poi coprendosi con diversi indumenti per evitare di disperdere il calore del corpo. Gli USA vennero sconfitti anche nei 400 ostacoli, dove vinse sir David Burghley, marchese di Exeter, che sarebbe poi diventato presidente della IAAF e vicepresidente del CIO.

Lo statunitense di origini italiane Raymond Barbuti vinse poi i 400 metri piani, ma questo non bastò a placare le roventi polemiche che la stampa americana scatenò come conseguenza dei risultati negativi della folta rappresentanza statunitense.

Il primo oro della storia dell’atletica femminile fu della studentessa polacca Halina Konopacka nel lancio del disco, ma la gara dell’atletica femminile che richiamò più spettatori fu senza dubbio i 100 metri, dove vinse la statunitense Elizabeth Robinson, che divenne in breve tempo una stella mondiale dell’atletica, fino a un drammatico incidente aereo nel 1931, ma si riprese e poi vinse l’oro all’Olimpiade di Berlino del 1936 nella staffetta, con la sua squadra.

L’Italia chiuse la manifestazione al quinto posto del medagliere con diciannove medaglie complessive, sette ori, cinque argenti e sette bronzi, cosa che però non soddisfò Benito Mussolini, al punto che al termine dei Giochi decise la rimozione di Lando Ferretti dalla carica di Presidente del CONI.

Tre ori e un bronzo arrivarono dal pugilato, con una serie di roventi contestazioni contro i giudici, due ori, un argento e due bronzi dalla scherma, un oro dal canottaggio e dal ciclismo e medaglie anche da ginnastica, sollevamento pesi e lotta, oltre al bronzo del calcio.

Nel ciclismo si registrò il terzo oro di un quartetto dell’inseguimento italiano, sempre con una formazione diversa e nella scherma, l’Italia arrivò all’oro nel fioretto e nella spada a squadre.

L’ultimo oro italiano fu nel canottaggio con la vittoria del 4 con della società istriana Pullino.

Da segnalare l’argento conquistato dalle giovanissime ragazzine della ginnastica, tutte provenienti da Pavia e la riserva Luigina Giavotti, che con i suoi 11 anni e 302 giorni fu la più giovane atleta della storia delle Olimpiadi.

Tra le altre curiosità ci fu l’oro del futuro re di Norvegia Olav V nella vela, mentre la maratona che concluse i giochi venne vinta dal poverissimo operaio francese di origini algerine, Boughera El Ouafi, che poco tempo dopo morì per le conseguenze di una rissa negli Stati Uniti.

Alla fine dei Giochi, ben 33 nazioni su 46 partecipanti terminarono la competizione con la vittoria di almeno una medaglia.