Keith Haring 1986 original scaled 1

Il 4 maggio del 1958 nasceva a Reading in Pennsylvania, Keith Haring, un’icona dell’arte moderna. Anticonformista, surreale, caricaturale, coloratissimo, con rimandi ancestrali alle varie culture.

Scomparso nel febbraio di 30 anni fa, a causa delle complicanze legate all’AIDS, dopo una vita condotta al limite, tra eccessi vari, è stato un artista simbolo degli anni Ottanta e le sue opere sono in costante rivalutazione. Ha avuto una vita breve intensa, come si confaceva a molte icone pop-rock del tempo, passando da molte esperienze. Poco meno di 32 anni, in cui ha infiammato prima la scena artistica americana, con l’originalità del suo linguaggio da graffittaro fuori dagli schemi, esplodendo poi nel mondo e nelle case d’asta.

La sua è stata sempre una vita segnata dall’arte e in particolare dal disegno. Il padre Allen, era un ingegnere che lavorava in una grande azienda elettrica, con la passione per il disegno e i fumetti. Lo avvicinò da subito a questo tipo di arte, intuendone immediatamente la passione e la capacità creativa. Fu sempre il padre a fargli scoprire Walt Disney, cui non servono presentazioni e il dottor Seuss. scrittore e fumettista statunitense, autore di una serie di personaggi fantasiosi, coloratissimi con forme e tratti precisi. Da adolescente lo porta all’Hirshhorn Museum di Washington dove Keith ammira a bocca aperta la grande opera di Andy Warhol dedicata a Marilyn Monroe. Disney, dottor Seuss e Warhol, tre riferimenti artistici per Haring, con i loro, disegni, colori e forme.

Forme che verranno poi proprio riprese da Keith Haring, rendendo le sue opere facilmente riconoscibili al primo sguardo. Come fossero dei disegni di bambini, ma che racchiudono molto di più con rimandi surreali. Come i cani che abbaiano, sua prima firma, figure danzanti, serpenti che richiamano uno dei primi videogiochi, Pac-man, cuori rossi che pulsano, televisori che volano con le ali, tratteggiati in bianconero oppure con colori sgargianti, sono solo alcuni dei suoi tratti noti in ogni angolo del mondo, anche ai profani.

La sua prima opera conosciuta è del 1974, su un pezzo di carta di poche decine di centimetri, traccia un disegno con il pennarello. Adolescenza passata tra fumetti e musica come i Beatles, Aerosmith, Black Sabbath e poi la straripante new-wave newyorchese del tempo. Una delle sue opere più famose, uno dei suoi inconfondibili omini, di colore rosso e su sfondo giallo, circondata da croci e da un buco sul corpo è un omaggio a John Lennon e alla sua tragica scomparsa, realizzato nel 1982.

Ma oltre a fumetti e musica c’è anche droga e alcol, con i quali Hearing avrebbe purtroppo fatto i conti per tutta la vita.

Esplode nel mondo dell’arte newyorchese appena ventenne, abbandonando anche gli studi, per immergersi completamente nell’arte vivendo tra vari lavori. Nel periodo divide anche una stanza a Brooklyn con Kenny Sharf, altro grande nome della street art.

Trasferitosi nell’East Village di New York, Haring entra subito in contatto con il modo underground, eterogeneo, variegato e pulsante di quest’area della metropoli americana. Che comprendeva molti artisti della stessa scena artistica del periodo tra cui Andy Warhol, Madonna, Grace Jones e Jean-Michel Basquiat, con cui si legherà con un’amicizia stretta. Con loro non era difficile trovarlo nei party più esclusivi e sfrenati del mondo newyorchese.

La sua fama esplode già alla prima personale nel 1982, e presto la sua arte andò a incrociare la moda. Lavorò con Vivienne Westwood, altra designer, amante dell’eccesso e della provocazione. Nel campo della musica con Grace Jones in alcuni concerti le dipinse il corpo di graffiti.

Il suo lavoro era molto influenzato dagli eventi sociali e politici del tempo, andando spesso controcorrente. Come artista apertamente gay, Haring scelse di rappresentare le difficoltà della comunità LGBTQ, battendosi per i diritti degli omosessuali, anche grazie a una onlus da lui fondata.

Particolare, intenso e prolifico il rapporto di Keith Haring con l’Italia. Già nel 1983 è a Milano, dove dipinge l’interno dello storico negozio di Fiorucci a San Babila. Un vero e proprio shock per il tempo, nella Milano che stava smaltendo le ultime scorie degli anni di piombo. Hearing mise mano anche a un altro luogo storico della moda, del divertimento e dei concerti, il Rolling Stone, in corso XXII Marzo.

Qui Haring venne filmato mentre lavorava, in uno storico documento all’interno di quella straordinaria trasmissione, contenitore e di divulgazione di musica e arte, nella prima metà degli anni 80′ che fu “Mr. Fantasy” di Carlo Massarini.

Altri lavori Haring li fece in Toscana a Pisa, dove si trova la sua ultima grande opera realizzata poco prima della scomparsa. Si tratta di uno straordinario affresco-murales, denominato “Tuttomondo”, che dipinse nel 1989 sulla parete esterna della Basilica di Sant’Antonio Abate.