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Chi è in viaggio per le vie di Abbiategrasso, imboccando Corso San Pietro è colpito da una massiccia costruzione in mattoni con una cupola sovrastata dalla raffigurazione di un gallo dorato, da sempre il simbolo della chiesa di San Pietro Apostolo.

Costruita tra il 1753 e il 1763 su un progetto dell’architetto Francesco Croce, la chiesa fu costruita sull’area di una precedente di epoca medievale, che aveva rimpiazzato una cappella servita per il culto cristiano durante il periodo longobardo.

L’interno dell’edificio, dalla pianta a croce greca, è in stile barocco, con tre navate con quattro pilastri che sorreggono la cupola centrale, mentre sopra il presbiterio e nella parte alta della controfacciata e agli angoli delle navate laterali la copertura è formata da cupolette abbassate, che danno un senso di leggerezza.

Nel 1889, dopo un restauro, la chiesa venne decorata con i 22 affreschi del milanese Davide Beghè, che aveva affrescato in precedenza la chiesa di Santa Maria Nuova, che danno a tutto l’ambiente, una visione piacevole e riposante, mentre le pareti ai lati del presbiterio vedono due affreschi del pittore Fumagalli di Lecco del 1935.

Alle pareti si notano i grandi quadri che raffigurano episodi della vita di San Pietro, tutti dipinti a olio su tela del XVII secolo trasferiti dalla vecchia chiesa, oltre ai lavori del pittore milanese Guido Bertuzzi, con i 14 quadri in stile moderno della Via Crucis.

Gli altari sono tre, quello maggiore costruito in marmo nel 1805, eseguito dallo scultore Davide Argenti di Viggiù e con gli ornati dell’artigiano milanese Galletti di Milano, consacrato, dopo un lungo restauro, il 30 ottobre 1994 dall’Arcivescovo di Milano Cardinale Carlo Maria Martini.

Presso la navata di destra c’è l’altare della Madonna della Neve, un’arca di legno che racchiude il dipinto raffigurante il miracolo della caduta della neve a Roma il 5 agosto del IV secolo, dipinto dal pittore Giambattista Discepoli, detto lo zoppo di Lugano, nel 1645.

Nella navata di sinistra c’è un altare in marmo, opera degli scultori di Viggiù, mentre la pala raffigura la Madonna con i santi Sebastiano e Carlo èd è del 1628.

Entrando in chiesa a sinistra si nota la cella con la statua lignea del santo Patrono, opera della Val Gardena risalente al 1950, mentre le vetrate dell’abside, della cupola e del battistero furono realizzate dalla ditta Taragni di Bergamo su un progetto del pittore Trento Longaretti negli anni Settanta.

L’organo a canne, situato nella controfacciata sopra l’ingresso principale, fu costruito nel 1821 ed è opera 391 dei famosi organari Fratelli Serassi di Bergamo poi fu restaurato nel 1996 dalla ditta Mascioni di Cuvio ed è ancora oggi funzionante.

Da vedere anche lo spettacolare Battistero, ricavato nel 1975 da un ripostiglio delle sedie che era diventato l’altare del Sacro Cuore, che si compone di una vasca a forma di sarcofago raffigurante il sepolcro da cui risorge Cristo.

Il mosaico della volta raffigura il paradiso ed è basato su un disegno del professore Giovanni Magenti, ideatore anche del portacero pasquale.

Nel Battistero c’è anche la penitenzieria, con i quadri del pittore Bertuzzi.

Oltre alla chiesa l’architetto Croce progettò anche l’oratorio della Confraternita, cui si accadeva dalla vecchia strada per Robecco ma oggi comunica con l’aula ecclesiale ed è una cappella delle devozioni.

Nella Cappella ci sono l’altare con la statua lignea della Madonna delle Grazie, proveniente dall’oratorio di San Eusebio, un crocifisso del Settecento, le statue di San Giuseppe, di Sant’Antonio e Santa Rita, tutte opere degli artigiani della Val Gardena, i quadri dei Santi del pittore Martinotti, opere di Sandrino Bozzi, un ritratto di San Giovanni XXIII di Nicoletta Soresini e in alto si nota una Deposizione, opera del pittore Da Bassano.