Stamani, oziando in giardino, il cielo terso, l’aria frizzante, baciata dal sole e avvolta nel caldo abbraccio dei sonetti di merli e tordi, farfalle e apine operose, ho pensato: però! Quant’è SOBRIA questa Apocalisse!
In collegamento dal pianeta Terra questo sarà il Leitmotiv del mio nuovo superfluo sproloquio giacché, dopo anni di cova, l’uovo della fine del mondo sembrerebbe sul punto di schiudersi, malauguratamente o auspicabilmente, non sta a me dirlo.
Mettetevi comodi, appoggiate il mignolo del piede a uno spigolo qualsiasi e, per citare Terry Pratchett e Neil Gaiman, buona Apocalisse a tutti!
Tradizionalmente, all’Apocalisse si conferisce un ruolo ingiustamente infelice, quasi che l’essere foriera di un epilogo debba per forza ammantarla di connotazioni tetre e funeste.
L’Apocalisse al contrario si è dimostrata placida e paziente, umile perfino, non ha quasi mai preso iniziativa (non che le siano mancate le occasioni). Ci ha concesso libero arbitrio e autonomia gestionale e noi, senza tatto alcuno, l’abbiamo privata del suo potenziale creativo sfidandola e fomentandone, smaniosi, l’impeto sbrigativo, nell’incoerente tentativo di placarla e dominarla.
Partiamo dalla prova provata che l’Apocalisse è buona e i cattivi di questa storia siamo noi: avremmo potuto avere una rispettabilissima nonché gloriosa fine per mano di mega mostri, di alieni conquistadores, vampiri, licantropi, vegani (i mostri lanciati da Vega), zombies, super meteoriti, l’anatema di una divinità extragalattica o, in mancanza d’altro, anche una brusca e radicale precessione degli equinozi con conseguenti frizzanti catastrofi randomizzate!!
Opinione mia, se avessimo tenuto la mente un po’ più aperta e ci fossimo spogliati della nostra superbia, non ci saremmo lasciati sfuggire una tanto ghiotta opportunità di trapassare in una delle sopracitate epiche modalità…ma quel che è Stato è stato.
D’altronde, cerchiamo di essere onesti, siamo una specie che indossa l’egoismo come un vessillo, nei nostri cuori alberga un’anima marrone, non solo l’eventualità di lasciare superstiti non ci appagherebbe – la nobile Apocalisse lo farebbe, noi nel nostro baratro trascineremmo anche i panda – ma, senza tutti i riflettori puntati addosso, non ci scomoderemmo mai a togliere il disturbo da questo bel pianeta.
Mai paghi, nel computo dei colpevoli, abbiamo voluto coinvolgere anche Mr Fato e Lady Casualità alleggerendoci la coscienza dall’eccezionale fardello di responsabilità che inconfessabilmente tanto ci ha compiaciuto capitalizzare nell’ombra, lasciando libero sfogo, alla luce del sole, a quel brutto vizio che abbiamo di seminare il panico con gli indici, ornati di scopi motivazionali, puntati verso il Cosmo.
Posso vedervi, in questo momento, intenti a leggere le mie elucubrazioni, una mano impegnata a grattarvi l’inguine, lo sguardo scettico, il labbro inferiore che, tremolante, aiuta il superiore a formulare un “Ma cosa ne sai tu?”.
Niente, non so niente come Jon Snow, ma ho scandagliato il deep web, analizzato e teorizzato nel mio tempo libero tanto da poter enumerare gli evidenti e indiscutibili segnali della fine dei tempi, cosa che non farò qui perché anche la mia anima è marrone.
Nell’hic et nunc mi astengo dal fornire risposte, peraltro non richieste, in favore di un finale aperto. Mi appello a chi sta sprecando il proprio tempo, quantomai prezioso visto il tema, dietro a questo mio vaneggiamento:
se il concetto di FINE ci atterrisce tanto, perché proviamo l’irresistibile brama di correre alle ultime pagine del libro che ci avvince? Perché smaniare per assistere alle battute finali della nostra serie TV o film preferito? Perché inventarsi tutto un carosello di fobie sociali dedicate al concetto di incompleto?
E poi, se l’Apocalisse è tanto brutta, perché quando qualcosa ci fa trasecolare, la definiamo la fine del mondo?
Se avete sprecato il vostro tempo per arrivare fino a qui e siete confusi quanto me per questo, lasciate un commento, avete fatto trenta…
Nel mio prossimo delirio vi verrà svelato l’inconfutabile elenco di segnali che l’Apocalisse è magnanima, noi, intesi come razza umana, NO.