Fra Saltrio e Viggiù, nella grande provincia di Varese, c’è un’antica cava diventata belvedere, che propone un panorama unico sul Lago Ceresio e sulle Alpi e un viaggio nella prima guerra mondiale mai fatto finora, fra i tunnel e le trincee della Linea Cadorna e tra natura e storia.

La linea venne costruita durante gli anni della prima guerra mondiale per prevenire un attacco della Germania e dell’impero austro-ungarico, con 72 chilometri di sbarramenti tra l’Ossola e le Orobie, formati da 25mila metri quadrati di baraccamenti, con 88 appostamenti per batterie di pezzi di artiglieria, collegati da 296 chilometri di camionabili e 398 di carrarecce e mulattiere.

Al lavoro parteciparono uomini, ma anche donne e bambini, impiegati fino a dieci ore il giorno e con qualunque condizione di tempo.

Nonostante la fatica e le rischiose condizioni di lavoro, la costruzione della linea Cadorna ebbe ricadute sociali positive sul territorio, poiché lavorare alla fortificazione del confine permetteva di evitare un destino di emigrante in cerca di lavoro e, soprattutto, il fronte di battaglia veneto.

Quando fu firmato l’armistizio di Villa Giusti, il 4 novembre 1918, c’era ancora nel Varesotto chi stava lavorando alla linea.

In seguito il complesso offrì un ottimo riparo ai partigiani della Resistenza italiana durante la seconda guerra mondiale.

Oggi la linea Cadorna è l’affascinante testimonianza di una pagina fondamentale della storia italiana.

Dopo aver lasciato l’auto al cimitero di Saltrio, in via Manzoni, ci s’incammina verso la cava Salnova e, prima di entrare dove in quel luogo dove ancora ai nostri giorni lavorano gli escavatori, sulla sinistra si nota un sentiero segnalato in direzione della Cava Brusada.

Dopo circa quaranta minuti di cammino si apre il grande belvedere, recuperato dall’associazione Amici del Monte Orsa, ricco di tavoli da picnic, terrazzamenti, balconi, attrezzi antichi, antri nella roccia e la storia, narrata nei pannelli della Valceresio di una volta, oltre a un incantevole panorama verso la pianura e la vallata sottostante.

In salita, un sentiero ripido in 15 minuti porta al Monte Croce, poi in tre quarti d’ora si arriva al Monte Pravello, da dove si può godere una magnifica vista sul Lago Ceresio, verso Lugano e Brusimpiano e persino su Alpi e Prealpi.

Continuando verso il Poncione di Arzo e prendendo la strada per Saltrio si può scendere con il sentiero dei 100 gradini, che durante la Seconda guerra mondiale fu percorso dalla senatrice a vita Liliana Segre, prima che fosse catturata e deportata ad Auschwitz.

Se andando dal Pravello verso il Monte Orsa, si resta sulla cresta, si arriva fra le trincee della Linea Cadorna fino a un tunnel lungo un centinaio di metri, utilizzato dai militari, anche se in questa zona il conflitto bellico non arrivò mai.

All’interno delle feritoie, si possono ammirare i paesaggi sul lago e un belvedere, raggiungibile anche dai disabili, grazie a uno scivolo che parte dal rifugio Pravello, dove si può arrivare in auto con chi ha difficoltà di deambulazione.

Infine, arrivati ai Monte Orsa, si scende a Viggiù, dove sono da vedere i musei dedicati agli scultori e agli scalpellini che resero famosa la Valceresio, come Enrico Butti, creatore dell’Alberto da Giussano, per poi tornare a Saltrio.