Compie 80 anni Renato Pozzetto, uomo d’acqua dolce ma nato a Milano il 14 luglio 1940.

Con il suo umorismo surreale, lunatico, stravagante, innovativo, originale, poetico, assolutamente fuori dagli schemi dell’epoca, ha segnato la televisione e il cinema dagli anni 60 in poi e ha fatto del Lago Maggiore uno dei suoi scenari preferiti.

Il suo nome è stato per anni legato artisticamente a quello del suo socio storico Aurelio “Cochi” Ponzoni. Il duo Cochi e Renato ha veramente segnato un’epoca televisiva, ancora in bianco e nero, talmente celebri in coppia, che qualcuno faticava a distinguerli.

Nato a Milano, a tre anni segue i suoi che lasciarono la città sotto i bombardamenti e dal 1943, prende a vivere a Gemonio in provincia di Varese, sulle prime colline a pochi chilometri dal Lago Maggiore, dove inizia anche le scuole. A Gemonio come vicino di casa si ritrova Cochi Ponzoni, anch’esso sfollato con la famiglia da Milano.

La loro amicizia si cementa subito e nel tempo, anche con il ritorno a Milano dopo la guerra, cominciano a costruirsi un piccolo repertorio di gag e spettacolini. Fanno il loro esordio all’Osteria dell’Oca, locale milanese noto per essere “la trattoria degli artisti”, dove il loro amico, Piero Manzoni, esponeva i propri quadri.

Passano poi al Cab 64 costituendo con Enzo Jannacci, Felice Andreasi, Bruno Lauzi e Lino Toffolo “Il Gruppo Motore”, per poi approdare al famoso locale di cabaret il Derby a Milano.

Cochi e Renato riscuotono da subito un grande successo, una popolarità in crescendo che in breve tempo li porta davanti alle telecamere della Rai, quando ancora la televisione non era cosa per tutti e non certo il mezzo di oggi.

Da ospiti passano quasi subito a conduttori e protagonisti: Quelli della domenica (1968), Il buono e il cattivo (1972), Il poeta e il contadino – l’incontro che non doveva avvenire nel 1973 e fino a Canzonissima nel 1974 condotto con Raffaella Carrà.

La sigla finale della trasmissione “E la vita, la vita”, è proprio di Cochi e Renato, arrangiato da Enzo Jannacci, arrivò anche a occupare la prima posizione nella hit parade.

Sono di questo periodo a cavallo tra gli anni 60 e 70, i tormentoni Uè va che siam su a milletre, Ciao Bella gioia, Bene bravo 7+, Oh la Madonna, Mario, prepara il minestrone che arriva il vigorone. Ma anche successi canori, con brani sempre nel loro stile comico surreale, come Canzone intelligente, A me mi piace il mare, Cos’è la vita, La gallina, El porompompero, Come porti i capelli bella bionda, sempre con Jannacci e spesso coadiuvati da Massimo Boldi.

Da metà anni 70 il sodalizio artistico con Cochi finisce, ognuno prende strade diverse, ma non si rompe l’amicizia. Per Pozzetto arriva il cinema, che lo vedrà via via protagonista di pellicole di successo, con il Lago Maggiore o il varesotto a spesso e volentieri a fare da sfondo.

Il debutto è in “Per amare Ofelia”, nel 1974 con Giovanna Ralli, per la regia di Flavio Mogherini, con cui Pozzetto vince il Nastro d’argento come migliore attore esordiente. Nel 1976 il Lago Maggiore e Gemonio, iniziano a fare capolino nei suoi film.

E’ infatti l’anno del film a episodi di grande successo “Di che segno sei?” con Mariangela Melato, Celentano, Sordi e Villaggio.

Qui Pozzetto interpreta il muratore Basilio, amante delle bici da corsa che ogni giorno fa il pendolare, dal lago a Milano, con il sogno di comprarsi una tabaccheria. Nel 1976, il Lago Maggiore con Stresa, le sue isole, Arona, Laveno sono i protagonisti di Luna di Miele in tre, che è anche il primo film in assoluto con la firma dei fratelli Vanzina, in cui anche Cochi ha una parte.

Vararo sopra Laveno è lo scenario dell’episodio Tre tigri contro tre tigri, altro film collegiale, in cui Pozzetto interpreta lo stralunato Don Cimbolano, parroco in un paesino a maggioranza comunista, alle prese anche con l’arrivo di un prete protestante (Cochi) per di più sposato.

Nel 78, sono Laveno, Gemonio e Caravate a fare da sfondo all’autotrasportatore Elia, e il suo motocarro rosso.

Dove forse si esplica completamente il rapporto tra Pozzetto e il lago è in “Sono fotogenico” del 1980, con la regia di Dino Risi.

Pozzetto è Antonio Barozzi, trentenne di Laveno con l’obiettivo di diventare attore di cinema e che, per realizzarlo ad ogni costo, decide di trasferirsi a Roma. Qui inizia una serie di peripezie, che poi alla fine lo riportano amaramente sulle rive del Verbano.

Nel 1978, è la volta di Saxofone, girato dallo stesso Pozzetto, con Jannacci come autore, un film surreale con Cochi e Mariangela Melato.

Forse l’opera che rimane nell’immaginario collettivo e anche nelle nuove generazioni è “Il ragazzo di campagna” per la regia di Castellano e Pipolo del 1984. Pellicola in cui Renato/Artemio, stanco della vita di campagna a Borgo Tre Case, si porta a Milano, ma viene travolto dalla vita frenetica.

Film che a distanza ormai di oltre tre decenni, per svariati motivi, è rimasto nel cuore di tantissimi appassionati, grazie all’umorismo surreale e geniale del comico di Laveno e della sua spalla Massimo Boldi da Luino.

Molte delle battute e situazioni sono diventate veri tormentoni, e lo sono ancora adesso a distanza di anni, come: “Taaaac”, “Il treno è sempre il treno”, “In città non si vive di solo smog” e molti altri ancora.

E’ diventato ormai un vero e proprio cult al punto che vede ormai i luoghi delle riprese ben riconoscibili, infatti un cartello turistico posto sull’argine del Ticino dice Cascina Casoni, il luogo del Ragazzo di campagna e da lì il movimento di curiosi, fan, per un selfie e foto-ricordo è aumentato a dismisura, arrivando anche a un ritrovo annuale in cui Pozzetto non manca mai.

Tra le tante pellicole di successo di Pozzetto “La patata bollente” con Massimo Ranieri e Edwige Fenech, “Fico d’India” con Gloria Guida, Aldo Maccione e Abatantuono, “Nessuno è perfetto” con Ornella Muti, la doppietta con Eleonora Giorgi, in Mia moglie è una strega e Mani di fata, senza dimenticare Da grande che a metà degli anni 80, fece grandi incassi.

Per passare poi a quelli interpretati Celentano, Verdone, Christian De Sica, Ezio Greggio e Villaggio. Film che ogni volta che vengono riproposti in televisione fanno sempre un grande share.

Buon compleanno Renato, taaaccc…