Nella serata autunnale di lunedì 25 ottobre 1976 andò in onda per la prima volta su Rai1 l’Almanacco del giorno dopo e la frase “Buonasera domani è il 26 ottobre. La Chiesa ricorda…” diede inizio alla storia della rubrica curata dalla redazione giornalistica del Tg1 di Giorgio Ponti, Diana De Feo e Flora Favilla,  trasmessa alle 19,45, prima delle previsioni del tempo.

La conduttrice Paola Perissi, che fu il volto storico della striscia quotidiana fino al 1987, presentava in questo primo appuntamento il 26 ottobre, partendo dal santo festeggiato dalla Chiesa cattolica e dagli orari in cui sorge e tramonta il sole e si leva e cala la luna. 

Subito dopo c’era Domani avvenne, momento dedicato ai fatti storici del giorno seguente attraverso brevi filmati e in chiusura, spazi di esperti dedicati all’arte culinaria, al fai da te, al giardinaggio e agli animali.

Quando lo storico programma divenne a colori nel febbraio 1977 vi furono nuove rubriche, come la famosissima Conosci l’italiano di Cesare Marchi, lasciando la chiusa ad aforismi e citazioni famose declamate da noti speaker della Rai.

Gli elementi e la struttura dell’almanacco della Rai erano riciclati sul modello di quelli degli almanacchi cartacei con la sigla iniziale che mostrava figure allegoriche dei mesi dell’anno in rotazione e l’inquadratura che si soffermava sul mese della puntata, sulla presentazione di chi fosse il Santo del giorno, con una breve biografia e l’orario di alba e del tramonto del Sole.

Tra le rubriche più note c’erano Dalla parte degli animali, condotta da Danilo Mainardi, che mostrava ogni volta una specie animale descrivendone le caratteristiche con un breve documentario, Vecchio e antico condotta da Claudio Gasparini, che descriveva un’opera d’arte e La fiera delle vanità, condotta da Diego Dalla Palma, su consigli femminili su trucco e bellezza.

Al termine veniva poi inquadrato un disegno allegorico del Tempo, che con il suo scorrere inesorabile, faceva finire la commedia, con in sottofondo una sigla simile a quella iniziale del programma.

Nel 1993 la striscia quotidiana fu gradualmente eliminata dal palinsesto, dapprima con lievi modifiche, come l’aggiunta di una rubrica dal titolo L’in-edito, che trattava di libri e con l’inserimento di scritte che scorrevano in sovrimpressione nella sigla finale, poi con l’avvento di quiz televisivi trasmessi in quella fascia oraria, accadeva che Almanacco del giorno dopo terminasse all’interno di uno schermo gigante in studio e il quiz proseguiva.

La sigla dell’Almanacco del giorno dopo è rimasta nella storia grazie alle sonorità medievaleggianti della Chanson Balladée, composta dal maestro Antonino Riccardo Luciani, come anche le raffigurazioni dei mesi dell’anno, tratte dalle stampe dell’incisore bolognese Giuseppe Maria Mitelli, che scorrevano nella sigla d’apertura.