stoneisland

Scossone di quelli forti nel mondo della moda italiana e non solo. L’azienda italiana di abbigliamento Moncler di Remo Ruffini ha annunciato di aver trovato un accordo per comprare Sportswear Company, società italiana che detiene e produce da sempre il marchio Stone Island.

L’operazione costerà in totale a Moncler circa 1,5 miliardi di euro.

Due marchi leader mondiali nel settore dell’abbigliamento informale di lusso. In base all’accordo, Carlo Rivetti, presidente e amministratore delegato di Sportswear Company, entrerà nel consiglio di amministrazione di Moncler.

Stone Island fu fondata nel 1982 da Massimo Osti, già creatore del marchio di abbigliamento C.P. Company, e dal 1983 la società fu rilevata dal Gruppo Finanziario Tessile di Torino, di proprietà della famiglia Rivetti. Stone Island è stata assistita da Rothschild, per dare l’idea del tipo di operazione che si è andata a chiudere e che segnerà da qui in poi il futuro del settore della moda in Italia e non solo.

L’intenzione per i due storici brand italiani attivi nel segmento dello sportswear, uniti dalla filosofia “beyond fashion, beyond luxury“, è quella di interpretare le evoluzioni culturali delle nuove generazioni, consolidando il proprio posizionamento all’interno del settore del lusso e posizionarsi al meglio nei mercati mondiali, sfruttando anche tutto quello che mettono a disposizione le nuove tecnologie.

Un’operazione svolta nel più assoluto silenzio sull’asse Como-Milano, tra due storiche famiglie imprenditoriali nel settore del tessile abbigliamento. Comasco è infatti Remo Ruffini, classe 1961, figlio di Gianfranco, con una società tessile attiva sia in Italia che negli Stati Uniti.

Rientrato in Italia nel 1984, fonda alle porte di Como la New England, specializzata inizialmente in camiceria maschile, a cui in breve tempo aggiunge una proposta completa di sportswear e una collezione donna. Marchio che nel 2000 vende al gruppo Stefanel. Nel 2003 Ruffini jr rileva Moncler, storico marchio franco-italiano specializzato nella produzione di piumini da sci, che conosce un vero e proprio boom negli 80 al tempo dei paninari.

Marchio finito ai margini del mondo della moda e con l’azienda sull’orlo della bancarotta, per il quale avvia un progetto di rilancio internazionale che porta nel 2013, alla quotazione del brand in borsa sulla Piazza di Milano, dove va incontro ad un vero successo.

Già dal pomeriggio del primo giorno, le azioni registrarono un aumento del 47%. Al successo finanziario si affianca quello puramente fashion, Ruffini promuove l’idea del ‘piumino globale’, versatile e perfetto per tutte le occasioni, trovando subito un riscontro sul mercato.

Molto più radicata nel tempo la famiglia Rivetti, che ha fatto veramente la storia imprenditoriale nel tessile ed abbigliamento in Italia e nel mondo. E’ del 1866 la fondazione del Lanificio Rivetti a Mosso, in provincia di Biella, che già nel 1879 contava 3 fabbriche (Pianezze, Callabiana, Vallemosso), poi riuniti in un unico impianto a Biella.

Con il Novecento, l’azienda diventa Lanificio Rivetti S.A. e inizia a specializzarsi nella produzione di cascami di rayon.

L’azienda termina nel 1971 con la fine della produzione industriale e della storia dei Lanifici. La famiglia nel corso degli anni 30 si era trasferita a Torino, dove aveva dato vita al GFT (Gruppo Finanziario Tessile) e ai marchi Facis, Cori e Marus.

A metà degli anni 70, entra in azienda Marco Rivetti (1943-1996), alle dirette dipendenze dello zio Piergiorgio, vero e proprio padre padrone dell’azienda di famiglia e con il quale Marco ebbe sempre un rapporto non facile. Sono anni difficili, per via della crisi energetica, del terrorismo di un crollo dei consumi generalizzato.

Anche Facis, marchio leader per l’uomo e fiore all’occhiello della moda industriale italiana, aveva improvvisamente visto crollare le sue vendite.

Marco Rivetti fu il primo a comprendere che qualcosa era profondamente cambiato e, insieme a un piccolo staff di collaboratori, cercò di dare una risposta al nuovo gusto del pubblico. Nacque così la collaborazione con Giorgio Armani ed il suo socio Sergio Galeotti, allora praticamente sconosciuti.

Misero contatto il modo operativo con le nuovissime idee di abbigliamento di Armani, unendo cla potenza produttiva e distributiva del Gruppo Finanziario Tessile, inaugurando l’era dello stilismo e del made in Italy su scala planetaria.

Già negli anni 80′ il GFT, comprende 35 società controllate (di cui 20 all’estero), 18 fabbriche, 8 mila addetti, 8 miliardi di capi prodotti, punti vendita in 70 Paesi. L’intuizione rivoluzionaria di Marco Rivetti porta a collaborazioni con Dior, Trussardi, Ungaro e Valentino. Marco Rivetti era un imprenditore a tutto campo, i suoi interessi spaziavano in diversi campi su tutti quello della cultura, promuovendo opere, mostre ed eventi nelle maggiori città.

Fu il promotore per la creazione del museo di Rivoli, iniziò collaborazioni con critici come Germano Celant, con gli architetti Arata Isozaki, Frank Gehry e Aldo Rossi, artisti come Oldenburg.

A metà degli anni 80′ rivitalizzò il polo fieristico di Fortezza da Basso, facendo nascere così Pitti Immagine, che organizza alcune le fiere di moda più importanti del mondo ed è considerato uno dei più vivaci laboratori internazionali della cultura della moda.

Si spense a soli 53 anni. Ma nella famiglia Rivetti, c’era già un altro “genio” industriale, Carlo  classe 1956, figlio di Silvio, laurea in Economia e Commercio all’Università Luigi Bocconi di Milano.

All’inizio degli anni ‘80, il GFT decide di espandersi anche nel mondo della moda informale e nell’‘83 acquista il 50%, e poi dopo qualche anno la totalità, della C.P. Company fondata da Massimo Osti, con sede a Ravarino, in provincia di Modena. Osti è qualcosa in più di uno stilista è un innovatore nel campo dei tessuti, che a cavallo degli anni ottanta, ha segnato l’industria dell’abbigliamento

Nasce così la Divisione Sportswear all’interno del Gruppo, guidata da Carlo Rivetti che ne diventa l’Amministratore Delegato.

Da questo ramo di attività nascono progetti importanti e di grande successo, dal consolidamento del marchio C.P. Company, a Boneville, Taverniti e Stone Island, creato nel 1982, destinato a diventare un vero fenomeno di costume. Tra i marchi più idealizzati e copiati di sempre. Della Sportswear è uno dei negozi cosideratati più iconici al mondo, situato al primo piano nel Flat Iron a New York.

Nel 1993, Carlo Rivetti, insieme alla sorella Cristina, esce dal GFT e rileva le attività di Ravarino. Ribattezza l’azienda Sportswear Company spa. Nel 2010 Rivetti decide di concentrare tutte le risorse e il know how aziendale su Stone Island, cedendo a sorpresa il marchio C.P. Company.

Conoscendo un vero e proprio nuovo boom aziendale, con una serie di negozi monomarca, iniziata già a fine anni 90. Uno degli ultimi aperti è stato nel 2017 a Los Angeles, al 101 di North La Brea Avenue. Una palazzina indipendente, dallo stile futurista con ampie vetrine su strada, che con una superficie di oltre 600 metri quadri rappresenta il più grande monomarca del brand.

Carlo Rivetti è anche docente di Marketing per il Disegno Industriale e del Progetto Moda Uomo presso il Politecnico di Milano e Presidente della Biblioteca Tremelloni del Tessile e della Moda. Ha ricoperto diversi incarichi istituzionali: è stato consigliere di amministrazione di Pitti Immagine, membro del consiglio di amministrazione e consigliere incaricato dell’area promozione e

industrializzazione per Smi-Ati, Federazione delle Imprese Tessile e Moda Italiane e nel consiglio di amministrazione come coordinatore delle attività commerciali con l’estero per Altagamma. È stato Socio fondatore della Fondazione ADI, Associazione per il Design Industriale, e membro del comitato scientifico dello IED ModaLab.