Pierre Cardin

Se n’è andato ieri, a 98 anni, Pierre Cardin, lo stilista italiano nato a Sant’Andrea di Barbarana, frazione del comune di San Biagio di Callalta, in provincia di Treviso, in Veneto, ma cresciuto in Francia, che fu uno tra i più importanti couturier della seconda metà del Novecento.

Cardin era celebre per il suo stile futurista, ispirato alle prime imprese dell’uomo nello spazio, preferendo i tagli geometrici, assimetrici con colori sgargianti e tagli arditi che spesso ignoravano le forme femminili.

Spiegando il suo stile e la concezione della moda ripeteva, spiegava “Per me l’abito è un’opera d’arte. Chi lo indossa diventa una scultura, anche se il fisico ha qualche imperfezione. Conta solo il vestito. Il corpo è un liquido che prende la forma del vaso”.

Amava lo stile unisex e la sperimentazione di linee nuove, fu il precursore del pret-à-porter.

Primo nel 1960 a creare una collezione moda per l’uomo, a sfilare sulla Muraglia Cinese e nella piazza Rossa a Mosca, ha vestito i Beatles e cambiato per sempre il modo di concepire la moda. Con Paco Rabanne e André Courrèges, poi, è stato l’ideatore della moda futurista.

Ha interpretato contemporaneamente molte anime, designer di moda, mecenate, promotore di cultura e imprenditore nel settore del lusso. Moda, design, arti, hotel, ristoranti, porcellane, profumi, Pierre Cardin più di ogni altro stilista è stato il primo a legare abilmente il suo nome e il suo stile a un brand leggendario conosciuto e applicato in moltissimi oggetti e in moltissimi campi.

Il suo nome di battesimo era Pietro Costante. I genitori, agricoltori-possidenti che avevano perso tutto durante la prima guerra mondiale, ritrovandosi con nove figli da mantenere, furono costretti a trasferirsi in Francia nel 1924 per sfuggire alla povertà.

A soli 14 anni, nel 1936, Pietro divenne Pierre francesizzato, cominciò l’apprendistato da un sarto a Saint- Étienne e, dopo una breve esperienza da Manby, sarto a Vichy, nel 1945 giunse a Parigi lavorando prima da Jeanne Paquin e poi da Elsa Schiaparelli.

Primo sarto della maison Christian Dior durante la sua apertura nel 1947, fu parte del successo del maestro che inventò il New Look e nel 1950 fondò poi il suo atelier a Parigi: il suo atelier in Rue Richepanse, chiamata “EV”, dove crea ed elabora inizialmente soprattutto costumi e maschere per il teatro, collaborando per le rappresentazioni di Jean Cocteau. Si cimenterà poi con l’alta moda a partire dal 1953, trovando subito il successo.

Con la seconda casa di moda “Adam” dal 1957 tratta esclusivamente abbigliamento maschile.

Nel 1954 introdusse il bubble dress, l’abito a bolle e fu un antesignano anche nella scelta di nuovi mercati e nel firmare nuove licenze, infatti, nel 1959 fu il primo stilista ad aprire in Giappone un negozio d’alta moda.

Sempre nel 1959 fu espulso dal sindacato di settore, la Chambre Syndacale francese, per aver lanciato per primo a Parigi una collezione non solo per l’elite ma rivolta al grande pubblico confezionata per i grandi magazzini Printemps, ma fu ben presto reintegrato, grazie al successo di pubblico e critica. Cardin si dimise poi definitivamente dalla Chambre Syndacale nel 1966.

Nello stesso anno disegna la sua prima collezione interamente dedicata ai bambini.

Le sue collezioni dal 1971 in poi sono state mostrate nell’Espace Cardin, a Parigi, che comprende un teatro, un ristorante, una galleria d’arte e uno studio di creazione di arredamento.

Prima di allora nel Teatro degli Ambasciatori, vicino all’Ambasciata americana, uno spazio utilizzato anche per promuovere nuovi talenti artistici, come teatranti o musicisti.

Nel periodo sviluppa sempre più su un piano industriale la produzione di abiti e di accessori con il proprio marchio, che ne fanno un’icona di stile ed eleganza ovunque.

Nel 1971 Cardin fu affiancato nella creazione d’abiti dal collega Andrè Oliver, che nel 1987 si assunse la responsabilità delle collezioni d’alta moda, fino alla sua morte nel 1993.

Lo stilista amava la mondanità, il mondo del jet set, così nel 1981 acquistò i ristoranti parigini di Maxim’s e in breve tempo apri’ filiali a New York, Londra e a Pechino nel 1983 e vi affiancò una catena di hotel.

Tra le licenze della linea Maxim’s c’era anche un’acqua minerale che era prelevata e imbottigliata a Graviserri nel comune di Pratovecchio Stia, provincia di Arezzo. Cardin era anche entrato in possesso delle rovine di un castello a Lacoste abitato nel passato dal Marchese de Sade e, dopo aver ristrutturato il sito, vi organizzava festival teatrali.

Lo stilista è sempre rimasto fortemente attaccato alle sue radici venete, dimostrato anche con l’acquisto del palazzo Ca’ Bragadin a Venezia dove risiedeva durante i suoi frequenti soggiorni nella città lagunare. E per la serie “nemo-propheta in patria”, nel 2012 Cardin per rendere omaggio alla terra che diede i natali, propose la realizzazione del “Palais Lumière”, un ambizioso progetto architettonico che intendeva realizzare in un’area di 40 ettari a Porto Marghera. Un progetto che nonostante l’appoggio dell’allora sindaco di Venezia, andò a monte, travolto da forti incomprensioni e polemiche tra le istituzioni, il Comune e lo stesso stilista francese. L’artista, infatti, fortemente criticato e al centro di un feroce dibattito pubblico, guidato da numerose associazioni di tutela del patrimonio e dell’ambiente, ma anche da un gruppo di intellettuali con a capo Dario Fo, rifiutò poi di acquistare l’area in questione e del progetto non si fece più nulla.

Il Palais, prevedeva di ospitare alloggi, ristoranti, centri di ricerca e installazioni sportive.

Negli anni Ottanta aveva acquistato il Palais Bulles, progettato dall’eccentrico architetto Lovag Antti nel golfo di Cannes, a Théoule-sur-Mer, a sud della Francia, dove tutto, dal pavimento al soffitto, è riempito da forme sferiche.

Con il suo teatro da 500 posti a sedere, le piscine con vista sul Mar Mediterraneo il Palais era spesso luogo di feste ed eventi, mentre l’interno era arredato con pezzi di design, dette Sculptures utilitaires disegnate dallo stesso Cardin, che dal 1977 diede vita a una collezione di mobili eleganti dalle forme sinuose.

Nel luglio 2019 una mostra monografica dedicata al gigante della moda si è tenuta negli Stati Uniti, presso il Brooklyn Museum di New York.

Tra i tanti riconoscimenti ottenuti nel corso della sua brillante carriera, la nomina di Commendatore dell’Ordine del Merito della Repubblica Italiana nel 1976, Commendatore della Legion d’Onore nel 1983 e la nomina di ambasciatore dell’Unesco nel 1991.