turismo

Ha puntato i riflettori sul mondo della sostenibilità l’incontro di ieri (il quarto dall’inizio dell’evento) degli Stati Generali Mondo Lavoro del Turismo.

Di seguito i contenuti emersi.

429.000.000: sono i risultati che Google associa alla ricerca della parola “sustainability”. Abusata e spesso travisata, se compresa e messa in atto seriamente, la sostenibilità può essere la soluzione per la ripresa del settore turistico in Italia e non solo.

Un dato su tutti: la domanda è molto più alta dell’offerta attualmente presente sul mercato.

Progettare turismo sostenibile oggi significa allora operare nel rispetto dell’ambiente, della società, dei territori, e investire su un business vincente e con reali – e grandi – potenzialità di sviluppo. Niente a che vedere con romantici ritorni al passato o decrescite felici, chi investirà in sostenibilità, crescerà. E molto.

A fare il punto, ieri pomeriggio, la seconda giornata degli Stati Generali Mondo Lavoro del Turismo, in programma tutti i giorni fino a venerdì 26 in diretta on line da Venezia.

Sebastiano Venneri, vicepresidente Legambiente: «Ci tengo innanzi tutto a chiarire un concetto importante. La sostenibilità, per essere tale, deve essere economica, ambientale e sociale.

Bisogna considerarla a 360 gradi, non farla a pezzi. E non bisogna intenderla come una sorta di ritorno al passato: sostenibilità oggi è più che mai è sviluppo. Scommettere su asset ambientali vuol dire commettere sulla crescita dei territori. Come nel caso della Ciclovia dell’Appennino, 2.600 chilometri che vedranno la luce entro il 2022.

Tre grandi sfide contemporanee si intrecciano al tema della sostenibilità: il clima, la pandemia e l’over tourism (accantonato solo per cause di forza maggiore).

Sfide a cui finora ho visto dare risposte molto tiepide. Soluzioni vecchie proposte per problemi nuovi, come nel caso – e non credo che si tratti di MSC – delle crociere senza scalo o dei voli senza meta. Io credo invece che sia necessario cogliere davvero il cambio di paradigma che stiamo vivendo.

Cosa ci dice questo cambiamento? Che la domanda turistica sarà sempre più attenta ed esigente sul piano ambientale. Che avremo un turismo più rarefatto e distribuito durante l’anno e non più le lunghe, classiche villeggiature. Fattori che aumentano le pretese del turista e quindi anche l’asticella della qualità dell’offerta.

Tutto questo è stato accelerato dalla pandemia che, tra le altre cose, ha imposto anche il tema della prossimità, un focus su cui, per l’Italia in particolare, sarebbe esaltante concentrarsi. Prossimità e outdoor, uno dei segmenti in maggiore crescita.

Anche il lusso sta cambiando coordinate: pensiamo al viaggio di nozze di Harry e Meghan, in una tenda – lussuosissima, certo – di un parco della Namibia. Ecco, se anche il lusso evolve in questa direzione, testimonia che c’è un trend in atto che bisogna registrare e tenere in considerazione, un trend molto sentito e molto caro alle nuove generazioni.

Chiudo insistendo sul fatto che il nostro Paese può affermarsi come terra del turismo attivo e sostenibile. Credo, anzi, che questo ci aiuterebbe a scrollarci di dosso la patina da Belpaese, patria solo di passato e tradizioni. Sarebbe l’occasione giusta per presentare un volto nuovo, contemporaneo, diverso dell’Italia, un volto in grado di parlare anche ai più giovani, probabilmente meno sensibili all’immagine tradizionale proposta finora a target di 40/50enni.

Un Paese, insomma, attivo e sostenibile, che decide di scommette sul fare, sulle esperienze (meglio se a contatto con la natura), e non solo sul vedere».

Sergio Cagol, consulente e formatore in ambito turismo e comunicazione: «Quella turistica è un’industria particolare, che reagisce molto rapidamente ai cambiamenti: in un anno siamo passati dall’over tourism all’under turism.

Cosa che ci fa ben sperare in una ripresa che probabilmente potrà essere più rapida rispetto a quella di altri settori. Voglio parlare di sostenibilità come turismo del futuro. Come sviluppo rispettoso dell’ambiente e degli altri, non come decrescita felice, come chiave per andare avanti.

Oggi un dato risulta di particolare interesse: la domanda di viaggi sostenibili, o di equilibrio, è molto più forte dell’offerta presente sul mercato. Provate a organizzare un viaggio davvero sostenibile. È praticamente impossibile in Italia: mancano informazioni, servizi, strutture.

Che d’altro canto sono sempre più richieste, soprattutto dai più giovani (turisti di domani). Perché l’ospite dovrebbe scegliere un viaggio sostenibile? Perché il viaggio sostenibile è quello che ti permette di muoverti nell’ecosistema in maniera serena e libera.

E quando dai la possibilità a una persona di essere libera, sarà felice, e se sarà felice tornerà da chi è riuscito a farla tale. Costruire viaggi sostenibili è quindi rendere felici gli ospiti: l’obiettivo di ogni operatore turistico, da sempre. Sostenibilità non è sacrificio, e non è solo rispetto del pianeta: sostenibilità è anche divertimento.

La qualità dell’esperienza – completamente rispondente a esigenze profonde dell’io contemporaneo – viene potenziata. La sostenibilità non è privazione, detox, fuga dalla civiltà, ma è relazione in equilibrio, balance, come dicono in Alto-Adige, una regione da cui c’è moltissimo da imparare.

Come dalla Scandinavia che con 1/10 della biodiversità che abbiamo in Italia riesce a creare una ricchissima offerta turistica in equilibrio con il territorio. Parliamo quindi di un mondo di esigenze emerse e in grande crescita: chi lavorerà nella sostenibilità farà del buon business.

Quando si ripartirà immagino ci sarà la possibilità di tornare a forme di over tourism, ma sono ottimista: siamo certi che chi ha avuto la possibilità di avere più spazi e provare esperienze tanto diverse la scorsa estate vorrà tornare ai ritmi e al modalità turistiche precedenti?».