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Il Museo Novecento di Firenze presenta, fino al 14 novembre, la mostra Arturo Martini e Firenze, che s’inserisce all’interno del ciclo Solo, dedicato ai maggiori artisti del Novecento, pensato per raccontare aspetti meno noti della vita di grandi protagonisti nella pittura e scultura del secolo scorso.

Dal 2018 il Museo Novecento ha dedicato i progetti espositivi a Emilio Vedova, Piero Manzoni, Vincenzo Agnetti, Gino Severini, Fabio Mauri, Mirko e Medardo Rosso, lo scultore considerato un precursore delle avanguardie del XX secolo, che presentano di volta in volta un gruppo ristretto di opere, unito a documenti e apparati di vario genere, provenienti dalle collezioni civiche o da prestiti concessi da istituzioni e collezioni private.

Il progetto Arturo Martini e Firenze è realizzato con una grande retrospettiva dedicata a Henry Moore, gigante della scultura moderna e contemporanea.

La presenza di Arturo Martini a Firenze si ricostruisce attraverso la sua partecipazione a importanti esposizioni, sia perché fu l’oggetto d’interesse da parte di collezionisti privati, come attesta la presenza delle sculture conservate nel capoluogo toscano.

Già nel 1922, Martini fu tra i protagonisti della “Fiorentina Primaverile”, presentato da Alberto Savinio e tornò a Firenze nel 1931, anno del successo ottenuto alla Quadriennale di Roma cui seguì pochi mesi dopo la doppia personale con il pittore Primo Conti nei locali della galleria Bellini, in Palazzo Spini Feroni, che suscitò ampia partecipazione e interesse a livello nazionale.

 A distanza di circa quarant’anni, un importante nucleo di opere del maestro approdò in città grazie al lascito dell’ingegner Alberto Della Ragione, come le grandi sculture La Pisana (1933 ca.), il Leone di Monterosso (1933-1935 ca.) e L’Attesa (1935 ca.), oltre a un nucleo di piccole terrecotte che indagano la figura femminile quali Le collegiali (1927 – 1931 ca.), La cinese (1931 – 1933 ca.) e il Nudino sdraiato (1932 ca.).

Tra le collezioni private fiorentine, va ricordata quella all’interno della Villa Vittoria dei Contini Bonacossi, dove si trovava un altro nucleo di sculture di Martini, tra le quali la Donna al sole, premiata alla Quadriennale di Roma del 1931.

A settembre è prevista l’apertura della sezione Martini e Carrara dedicata a quel rapporto speciale che Martini, come tanti altri scultori, intrattenne con le Apuane, dove dai tempi dell’antica Roma si estraeva il marmo statuario, preferito dagli artisti per la sua purezza e luminosità.

La mostra Arturo Martini e Firenze è il frutto di una collaborazione tra il Museo Novecento e il Dipartimento SAGAS dell’Università degli Studi di Firenze.

Nell’ambito del progetto Dall’Aula al Museo, avviato nel 2019 con il prof. Giorgio Bacci, due giovani studentesse del corso magistrale di Storia dell’arte contemporanea, Margherita Scheggi e Valentina Torrigiani, hanno lavorato con Lucia Mannini e allo staff curatoriale del Museo all’organizzazione dell’esposizione, per avvicinare il settore della ricerca accademica a quello della formazione museale e della divulgazione al grande pubblico, offrendo al contempo un’occasione unica di approfondimento dei grandi maestri del Novecento italiano e di valorizzazione del patrimonio.