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L’uomo che creò un impero nel cuore dell’Emilia Romagna…

Figlio di agricoltori, Serafino Ferruzzi nacque a Ravenna il 13 marzo 1908 e, dopo le scuole superiori, fino allo scoppio della guerra lavorò come rappresentante della Montecatini per la Romagna.

Nel 1942 si laureò in agraria a Bologna e nel 1948 fondò con due soci la società a responsabilità limitata Ferruzzi Benini e C, dal 1956 Ferruzzi e C. con oggetto il commercio di materie prime agricole, in particolare cereali.

Inizialmente Ferruzzi si limitò a ritirare le partite di merce al porto di Ravenna, ma con l’aumentare dei traffici negli anni Cinquanta la società iniziò a dotarsi di una rete di silos per lo stoccaggio situati prima nei maggiori porti italiani e poi a noleggiare le navi per ritirare la merce direttamente ai porti d’imbarco degli Stati Uniti e del Sud America.

Ferruzzi in seguito allestì navi proprie, che avevano sulle ciminiere una grande F verde, la effe di Ferruzzi, circondata da una corona di sette spighe di grano.

Negli anni Sessanta la Ferruzzi arrivò a insediarsi direttamente con i propri silos in Argentina e negli Usa, diventando una delle maggiori compagnie di compravendita del mondo e acquistando grandi tenute agricole.

Ebbe anche un posto alla Borsa merci di Chicago, la più grande del mondo e in quel momento, l’imprenditore era l’unico italiano a esserci.

In Italia all’attività commerciale si erano aggiunte  quelle industriali nella lavorazione dei semi oleosi (Italiana Olii e Risi) e nella produzione del calcestruzzo (Calcestruzzi) e,  nonostante l’esteso giro d’affari, a causa della riservatezza di Serafino Ferruzzi l’azienda era poco conosciuta dal grande pubblico, pur essendo entrata nel capitale della Unicem, oggi Buzzi Unicem, in società con la famiglia Agnelli.

Solo nel luglio 1975, in seguito ad un articolo pubblicato su un giornale di New York e ripreso da un quotidiano economico romano, Il Fiorino, gli italiani appresero dell’esistenza in Romagna di uno dei più grossi mercanti di cereali del mondo.

Nel 1976 l’alleanza con la Fiat si consolidò con l’acquisto, a metà fra Calcestruzzi e Unicem, della Redimix, importante azienda britannica produttrice di calcestruzzo, che assunse il nome di Unical e trasferisce la sede legale a Ravenna.

Dopo un periodo di malattia, Ferruzzi tornò in attività nel 1979 per risolvere una serie di questioni strategiche, in primo luogo quella del riassetto societario di un gruppo cresciuto con straordinaria velocità, proprio mentre si delinea la tendenza alla riduzione del commercio cerealicolo con l’America, dovuta ai progressi dell’agricoltura europea.

L’imprenditore puntò allora a diversificare la propria attività e intensificò i rapporti con il mondo della finanza, dove tutti i grandi gruppi finanziari nazionali (Fiat, Pirelli, Monti, Orlando, Bonomi), scontavano ancora, con gravi problemi di liquidità, gli effetti della crisi petrolifera e, a fronte di una più o meno pesante situazione debitoria, dovettero vendere parte delle loro proprietà.

Malgrado ingenti esposizioni con le banche, Ferruzzi disponeva invece di una liquidità enorme, che gli permise di diversificare e riconvertire gli investimenti.

Ferruzzi si avvicinò al settore saccarifero e arrivò a controllare l’Eridania e la genovese Silos, una società di servizi per la gestione dei magazzini portuali, ponendo le premesse per il decollo di quello che negli anni Ottanta fu uno dei più grandi gruppi agroindustriali mondiali.

Inoltre effettuò altri investimenti nel settore agricolo, acquistando vaste estensioni di terreni e aziende nel Ferrarese e a Udine, diventando così il più importante proprietario fondiario privato italiano.

La sera del 10 dicembre 1979, mentre il maltempo imperversava sui cieli della Romagna, l’aereo privato di Serafino, un Learjet 25 marche I-AIFA, partito da Londra due ore prima e diretto a Forli, chiese di poter atterrare a Bologna ma l’aeroporto era chiuso per le condizioni atmosferiche.

I piloti contattarono allora il piccolo aeroporto di Rimini ma questi non rispose, cosi decisero allora di tentare l’atterraggio a Forli, ma durante la planata l’aereo perse il controllo e si schiantò contro una palazzina di Via Rosselli, allineata con la pista d’atterraggio.

Nell’incidente morirono Libero Ricci e sua figlia Fiorella, che vivevano nella villetta, i due piloti e Serafino Ferruzzi, che lasciò il suo immenso patrimonio ai figli Idina, Alessandra, Arturo e Franca.

La Ferruzzi, che aveva perso il suo padrone, passò nelle mani del marito di Idinail giovane e rampante Raul Gardini, ma questa è un’altra storia.