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Fino al 26 giugno, le Sale Chiablese dei Musei Reali di Torino ospitano la mostra su Vivian Maier, una delle massime esponenti della cosiddetta street photography.

Fin dal titolo, Inedita, l’esposizione, che arriva in Italia dopo una prima tappa al Musée du Luxembourg di Parigi, si prefigge di raccontare aspetti sconosciuti o poco noti della vicenda umana e artistica di Vivian Maier, proponendo lavori finora inediti, come la serie di scatti realizzati durante il suo viaggio in Italia, in particolare a Torino e Genova, nell’estate del 1959.

La mostra, curata da Anne Morin, e sostenuta da Women In Motion, un progetto ideato da Kering per valorizzare il talento delle donne in campo artistico e culturale, con oltre 250 immagini, molte delle quali inedite o rare, come quelle a colori, scattate lungo tutto il corso della sua vita dalla Maier, oltre a dieci filmati in formato Super 8, due audio con la sua voce e oggetti che le sono appartenuti come le sue macchine fotografiche Rolleiflex e Leica, e uno dei suoi cappelli.

Il percorso espositivo tocca i temi più caratteristici della cifra stilistica della Maier e si apre con la serie dei suoi autoritratti in cui il suo sguardo si riflette negli specchi, nelle vetrine e la sua lunga ombra invade l’obiettivo quasi come se volesse finalmente presentarsi al pubblico.

Una sezione è dedicata agli scatti catturati tra le strade di New York e Chicago, infatti Vivian Maier prediligeva i quartieri proletari delle città in cui ha vissuto, con persone che davanti al suo obiettivo diventavano protagoniste, anche per una sola frazione di secondo, e recitavano un ruolo.

Le scene che furono oggetto delle sue narrazioni erano spesso aneddoti, coincidenze, sviste della realtà, momenti della vita sociale cui nessuno prestava attenzione, nel luogo in cui l’ordinario fallisce, dove il reale scivolava via e diventava straordinario.

Mentre camminava per la città, Maier a volte si soffermava su un volto, spesso di persone che vivevano ai margini del mondo del sogno americano, con a contraltare quelli delle signore dell’alta borghesia, che reagivano in modo offeso al palesarsi improvviso della fotografa.

Oltre ai ritratti, Vivian si concentrava sui gesti, redigendo un inventario degli atteggiamenti e delle posture delle persone fotografate che tradiscono un pensiero, un’intenzione, ma che rivelava la loro autentica identità.

Agli inizi degli anni sessanta Vivian Maier iniziò a giocare con il movimento, creando sequenze cinetiche, creando delle vere e proprie sequenze di film e girando con la sua cinepresa Super 8, documentando tutto quello che passava davanti ai suoi occhi, in modo frontale, senza artifici né montaggi.

Un importante capitolo della mostra è dedicato alle fotografie a colori, che sembra riecheggiare nello spazio urbano, come il blues che scorreva per le strade di Chicago e, in particolare, nei quartieri popolari frequentati da Maier.

Non manca una sezione dedicata al tema dell’infanzia che ha accompagnato Vivian Maier per tutto il corso della vita, documentando i volti, le emozioni, le espressioni, le smorfie, gli sguardi, cosi come i giochi e la fantasia.

Orari: dal martedì al venerdì dalle 10.00 alle 19.00, sabato e domenica dalle 10.00 alle 21.00.

Biglietti: Intero: € 15,00,  Ridotto: € 12,00, Ridotto ragazzi: € 6,00.