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Il maestro che decise di cercare di aiutare i più piccoli a trovare la loro strada…

Mario Lodi nacque il 17 febbraio 1922 a Piadena (Cremona) e si diplomò maestro all’Istituto Magistrale il 10 giugno 1940.

Da studente si ribellò alle manifestazioni per la guerra organizzate dai fascisti e da lì ci fu la presa di coscienza che lo porterà, dopo il conflitto, all’impegno pedagogico per una scuola nuova in una società democratica.

Il 10 febbraio 1943 partì per il servizio militare ad Arezzo, a Livorno e a Pistoia, dove l’8 settembre, a seguito dell’Armistizio, ventimila soldati si trovarono nemici all’improvviso, Mario abbandonò l’esercito e riuscì, attraverso i campi e nascondendosi sui treni, a tornare a casa.

Nel febbraio 1944 fu richiamato alle armi e decise di presentarsi per non essere ricercato e fucilato come renitente e per non mettere in pericolo la sua famiglia.

Fu inviato ai battaglioni di Cremona, Piacenza, Sacile, dove frequentò un corso di avvistatore aereo, fu primo in graduatoria, e scelse la base di Montemoro a Trieste, l’unica in terra italiana.

Dal 14 luglio al 15 ottobre 1944 nella sua nuova casa maturò i piani della fuga e il 15 ottobre tornò dalla sua famiglia, poi si diede alla macchia nelle campagne vicino a casa.

Il 2 gennaio 1945 fu assunto presso la ditta Geom. Guarneri appaltatrice dei lavori dell’Organizzazione TODT dipendente dal comando tedesco di Piadena, il 19 gennaio venne arrestato per atti di sabotaggio alla linea ferroviaria e inviato alle carceri di Cremona, poi alle carceri di via Moscova a Milano e rilasciato dopo qualche tempo.

Di nuovo arrestato, venne tradotto da Piadena alla sede del Comando tedesco delle SS di Milano, dove avvisò la sua famiglia, che riuscì a farlo scarcerare alla fine di febbraio.

Inviato al Battaglione Genio di stanza a Cremona Mario vi rimase fino al 23 aprile 1945 quando abbandonò la caserma e tornò al suo paese.

Dopo la Liberazione organizzò un giornale aperto a tutti, il teatro, le mostre dell’artigianato locale, una scuola professionale gestita con docenti volontari.

Nel 1948 fu nominato maestro di ruolo a San Giovanni in Croce, in provincia di Cremona, dove scoprì le capacità creative dei bambini.

Mario nel 1956 ottenne il trasferimento alla scuola elementare di Vho di Piadena, suo paese natale e nel 1963 pubblicò C’è speranza se questo accade al Vho, su come cambiare la scuola.

Nell’estate del 1963 si recò a Barbiana dove conobbe Don Lorenzo Milani, con cui ebbe un profondo scambio culturale e pedagogico.

Lo scrittore nel 1970 diede alle stampe Il paese sbagliato, diario dell’esperienza didattica di un quinquennio vissuta dal maestro Lodi e i suoi ragazzi.

Nel giugno 1978 andò in pensione e iniziò altre attività nel campo educativo infatti, con un’indagine sul territorio nazionale, classificò 5.000 fiabe inventate dai bambini, documentando così che la creatività infantile continuava, nonostante l’avvento della Tv.

Sulla spinta di questa indagine nacque nel 1983 A&B, un giornale scritto e illustrato da bambine e bambini .

Nel gennaio 1989 ricevette dall’Università di Bologna la Laurea honoris causa in Pedagogia e fondò in una cascina a Drizzona, vicino a Piadena, la Casa delle Arti e del Gioco, un laboratorio dove si sperimentano, con la guida di esperti, vari linguaggi dell’uomo.

Dal 1994 affrontò il problema sociale dell’influenza negativa della televisione sui giovani, prima con il romanzo La TV a capotavola e poi con la campagna Una firma per cambiare la TV .

Nel marzo 2006 a Lodi fu assegnato il Premio Unicef 2005 Dalla parte dei bambini “per aver dedicato tutta la sua vita ai diritti dei bambini perché avessero la migliore scuola possibile e per aver realizzato la Casa delle Arti e del Gioco attraverso la quale continua a promuovere e a valorizzare la formazione degli insegnanti e le potenzialità espressive dei bambini”.

Il grande maestro e scrittore morì il 2 marzo 2014 nella sua casa di Drizzona.