John Cage

Uno dei musicisti più eccentrici del secondo Novecento…

John Milton Cage Jr. nacque a Los Angeles il 5 settembre 1912 e studiò pianoforte fin da piccolo. Diciottenne lasciò il college per intraprendere un viaggio in Europa che gli fece  conoscere la musica di Johann Sebastian Bach e le avanguardie artistiche, l’opera di Igor Stravinsky e soprattutto quella di Erik Satie.

Quando rientrò in Califormia nel 1931 decise di dedicarsi alla musica e iniziò a studiare, prima con Henry Cowell e poi con Arnold Schönberg, teorico della dodecafonia.

Nel 1936 Cage trovò un lavoro presso il Cornish College of the Arts, a Seattle, come compositore di brani per il balletto e avviò la propria sperimentazione sulla musica percussiva.

Qualche anno più tardi, nel 1939, compose First Construction (In Metal), in cui si serviva di percussioni insolite come tazzine, cerchioni di auto, contenitori di latta, e Imaginary Landscape No. 1, una delle prime opere in cui usò la musica registrata.

Conobbe il coreografo Merce Cunningham, con cui strinse un sodalizio artistico e sentimentale che durò per tutta la vita.

Nel 1940 Cage mise a punto la tecnica del piano preparato, inserendo tra le corde oggetti di vario tipo che impediscono al compositore di avere il pieno controllo del risultato finale, che un passaggio di grande rilievo nel suo percorso, per un primo tentativo di sottrazione dell’autorialità dell’opera inserendo la variabile della casualità, e grazie al quale scosse le aspettative del pubblico, che invece di ascoltare un pianoforte fu  colpito dall’irrompere sonoro di un’orchestra di percussioni.

Oggi Sonatas and Interludes (1946–1949) è l’opera più nota di Cage per il piano preparato.

L’incontro con le filosofie orientali, soprattutto il buddismo zen, nonché una maggiore conoscenza dell’opera di Marcel Duchamp, videro, verso la metà degli anni Quaranta, una svolta nella produzione di Case, con  un’indagine relazionale e ambientale del rapporto tra l’uomo e tutto ciò che può udire intorno a sé.

In questo modo la distinzione tra suoni e rumori non era più valida, poiché tutto il percepito sonoro della vita e della città contemporanea ha una sua dignità, una sua bellezza pura, che per sprigionarsi deve essere liberata da sovrastrutture di carattere storico, estetico, mnemonico e soprattutto emozionale.

I suoni liberi divennero per Cage suoni a cui non si deve chiedere niente se non di essere sé stessi, e in questa loro individualità singola ed eccezionale occupavano il paesaggio sonoro, oltre a creare le condizioni per l’ascolto e l’accettazione del suono del mondo.

E quello che Cage proposte nella sua opera più dirompente, 4′ 33″ (1952) con il  coperchio della tastiera che si alza, la durata, il coperchio che si abbassa, dove tace il suono tradizionalmente inteso e si rivela un ambiente sonoro nuovo e ricco, quello della realtà.

Sviluppando le potenzialità di 4′ 33″, negli anni seguenti Cage si cimentò in una serie di opere basate sulla comunione tra musica, danza, poesia, teatro, arti visive, partecipate dagli spettatori e dirette del caso,  a favore di una manifestazione spontanea e imprevedibile della creatività di tutti gli agenti coinvolti.

John Cage mori a New York il 12 agosto 1992.