E’ scomparso stasera, nella sua casa di Roma, Arnaldo Forlani, a 97 anni, come ha comunicato il figlio Alessandro.
Arnaldo Forlani era nato a Pesaro l’8 dicembre 1925 e, laureatosi in Giurisprudenza, iniziò la sua carriera politica nel 1948 con l’incarico di segretario provinciale della Democrazia Cristiana di Pesaro e con gli incarichi di consigliere provinciale e consigliere comunale sempre nella sua città.
Nel 1954 entrò nella direzione della D.C e ne fu segretario politico dal novembre 1969 al giugno 1973 e dal febbraio 1989 all’ottobre 1992, inoltre nel 1980 fu eletto presidente del consiglio nazionale.
Con Mariano Rumor a capo del suo primo Esecutivo fu alla guida del Ministero delle partecipazioni statali, nel II Governo Rumor Forlani rivestì la carica di Ministro per i rapporti con le Nazioni Unite, da cui si dimise l’11 novembre 1969 perché eletto segretario politico della D.C.
Fu poi Ministro della difesa nel IV e V Governo Moro.
Nel 1976, con Andreotti a Capo del suo terzo Esecutivo, venne nominato Ministro degli affari esteri e, nel luglio 1977, fu in visita in Portogallo per esprimere l’appoggio dell’Italia alla richiesta di adesione alla CEE avanzata da Lisbona, poi mantenne l’incarico alla Farnesina nel IV e V Governo Andreotti.
Forlani divenne Presidente del Consiglio nel 1980, carica che mantenne dal 18 ottobre fino al 26 maggio successivo e nei due Governi presieduti da Craxi ebbe l’incarico di Vice Presidente del Consiglio.
Durante la sua presidenza furono scoperti gli elenchi degli aderenti alla loggia massonica P2 e il ritardo nella pubblicazione delle liste venne considerato una sua diretta responsabilità, così Forlani fu costretto a rassegnare le dimissioni.
Nel 1989 divenne segretario politico della DC sostituendo Ciriaco De Mita, negli anni in cui si avviò l’alleanza tra Bettino Craxi, Giulio Andreotti e lo stesso Forlani.
La candidatura di Forlani al Quirinale sfumò nel 1992 poiché non votato dalla corrente della DC guidata da Mario Segni e nello stesso anno, le elezioni politiche videro un calo di 5 punti alla DC e l’alleanza si sciolse.
Sempre nel 1992 scoppiò il caso Tangentopoli e, durante il Processo Cusani, che diede il via all’inchiesta Mani Pulite, Forlani fu chiamato a testimoniare circa i finanziamenti illeciti ricevuti dall’affare Enimont.
L’immagine di Forlani che, in chiara difficoltà, rispose ad una domanda con “Non ricordo”, divenne uno dei simboli di Tangentopoli.
Alla fine Forlani fu condannato in via definitiva a due anni e quattro mesi di detenzione per finanziamento illecito nell’affare Enimont e a tre anni in primo grado di giudizio per ricettazione di varie tangenti sugli appalti inerenti le autostrade.
Ai tempi della DC il suo portavoce era Pier Ferdinando Casini, futuro Presidente della Camera dei Deputati e leader dell’UDC.